Cuore di Cane + Picasso

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DAL TESTO

L’indomani misero a Pallino un largo e scintillante collare. In un primo momento si amareggiò moltissimo, infilò la coda fra le zampe e si ritirò in bagno a meditare su come strapparsi il collare, strofinando contro un baule o contro una cassa. Ma capì ben presto che era una idiota. Zina lo portò a passeggio con il guinzaglio. Lungo il vicolo Obuchov il cane avanzava come un forzato, bruciando di vergogna, ma mentre percorreva la Precistenka fino alla chiesa del Salvatore, comprese perfettamente che cosa significasse un collare nella vita. Dallo sguardo dei cani che incontrava traspariva un’invidia furibonda, e nei pressi del vicolo Mertvyj un bastardo, uno spilungone con la coda mozza, gli abbaiò contro “fetente aristocratico” e “tirapiedi”.
Quando attraversò le rotaie del tram, il vigile diede un’occhiata rispettosa e compiaciuta al collare, e al ritorno avvenne il fatto più inaudito: il portiere Fedor, aprì con le sue stesse mani la porta d’ingresso per far entrare Pallino, osservando in quel mentre, rivolto verso Zina:
“Però che cane s’è preso Filipp Filippovic, che bel pelo folto che ha! Ed è incredibilmente grasso!”
“Altrochè! Mangia per sei!” spiegò Zina, fattasi ancor più bella per il gelo che le imporporava il viso.
“Portare un collare è proprio come avere una cartella di pelle” pensò argutamente il cane, e raggiunse il piano padronale, ancheggiando, come un vero barin.

 

ORIGINI

Pablo Picasso – Boy with a dog – 1905

Michail Afanas’evič Bulgakov – Cuore di cane – 1928

 

DUE PAROLE

Questo romanzo può essere considerato a tutti gli effetti come una ripresa del capolavoro di Mary Shelley, farcito da una sottilissima satira politica e critica sociale. Uno scienziato, un imborghesito dottore moscovita, impianta in un cane randagio e morente, appositamente accudito, l’ipotalamo e i testicoli di un uomo. Ne nascerà una bestia difficile da governare, un mostro -insomma- ben più ironico del noto Frankenstein, meno gotico, meno ampio, meno brutale. Lo spauracchio che anima l’intera storia non è il trascendere dalla scienza, non è l’aver creato vita dalla morte o intelligenza da materia. Non è la perdita di controllo sul proprio creato, non solo. L’identità del cane pallino, diventato poi Sig. Pallinov, sarà il vero quesito drammatico della vicenda. Bulgakov ci pone di fronte al sottile dilemma di cosa sia veramente un individuo e sottolinea come non sia sufficiente “essere intelligenti” per fare parte di una società. Un sistema incapace di creare e sostenere l’individualità puzza sempre di disumano.