La vita agra – Luciano Bianciardi

Maurice Utrillo

DAL TESTO

In questo, diciamo la verità, io sono sempre stato regolare. Ogni mattina entro le undici vado di corpo. Mi porto in bagno il giornale e profitto del quarto d’ora di seduta per scorrerlo di nuovo, ed è proprio allora che scopro tante notiziole curiose sfuggite alla prima occhiata: un’evasione fiscale, uno sfruttatore di donne arrestato, un aborto procurato. La lettura aiuta questa funzione corporale, anche se mio padre diceva il contrario. Mio padre, lo ricordo benissimo, dava grande importanza alla seduta mattutina in gabinetto, diceva che in quei minuti bisognava non pensare ad altro, concentrarsi bene, farla tutta, e non capiva perché noialtri ragazzi avessimo sempre bisogno di portarci dietro il giornalino.
Per me è vero il contrario, però rispetto le idee e il ricordo di mio padre, alto e magro, con il suo pigiama rosa-grigio, quando entrava ciabattando nel gabinetto, e ad andarci dopo di lui sentivi un odore forte e virile, commisto di tabacco, un odore di babbo, che ti accoglieva come un’ombra, come una nuvola protettrice. Io invidiavo a mio padre quest’odore, perché capivo appunto che soltanto un uomo fatto, con moglie e figli, può odorare così.
E perciò ora dovrei essere contento, anche orgoglioso, quando m’avvedo dall’odore forte, commisto di tabacco, d’essere diventato io un uomo fatto, un babbo con moglie e figlioli. Invece no. Invece anzi mi sgomento, perché la mia non è un’ombra, una nuvola grande e protettrice. No, io del babbo ho soltanto questo, il puzzo.

 

DUE PAROLE

Romanzo largamente autobiografico dalla prosa forbita e tagliente. Uno stile preciso, che conferisce a Bianciardi una personalità letteraria distinta, dalle sfumature debosciate. Di piacevole lettura, la vita agra, è lo sfogo del protagonista-scrittore che, approfittando delle sue difficoltà, porta al lettore una riflessione sociale sulla mutevole Italia dello sviluppo industriale. In particolare su quello spaccato lombardo che Bianciardi sceglie come luogo di fuga dalla sua vecchia vita, certo più comoda, della campagna toscana, ove lascia moglie e figlio alla volta di Milano.
Nella grande città, lentamente, lo spirito rivoluzionario scema, l’uomo è sempre più connivente al nuovo ambiente. Seppure insopportabile, il protagonista è consapevole del lento ed inarrestabile processo che lo porterà ad integrarsi con quella società tanto diversa quanto ripudiata. Deboli, a mio avviso, gli slanci di previsione futura dove Bianciardi, con brevi visioni oniriche, predice i cardini della nuova società. Efficace invece il respiro complessivo. Più delle difficoltà economiche, più dei sacrifici e del sudore, agra è la certezza di sapersi cambiato (come mutato è il paese). Agra è l’arresa al nuovo che avanza. Agra l’assenza dell’individuo. Il concetto si schiude con esattezza in una piccola frase nascosta verso il finale del libro. Una triste, minuscola, verità inaudita: “debbo lavorare per restare come sono”.

 

INFO UTILI

199 pag. – 4 ore di lettura circa.
Letture affini : La cognizione del dolore, C.E. Gadda

 

ORIGINI

La vita agra – Luciano Bianciardi – 1961/62 (Feltrinelli)
Pablo Picasso – Portrait of Maurice Utrillo

 

VIDEO
da “La vita agra” di Carlo Lizzani, 1964.