Domani nella battaglia pensa a me – Javier Marías

Roger de la fresnaye - the cuirassier - 1910

 

DAL TESTO

O sono le scorciatoie e i contorti cammini del nostro sforzo quelli che ci modificano e finiamo per credere che sia il destino, finiamo per vedere tutta la nostra vita alla luce di ciò che è accaduto per ultimo o di ciò che è più recente, come se il passato fosse stato soltanto preparativi e lo stessimo capendo man mano che si allontana da noi, e lo capissimo del tutto alla fine. Crede la madre che avrebbe dovuto essere madre e la zitella nubile, l’assassino assassino e la vittima vittima, come crede il governante che le sue azioni lo condussero sin dall’inizio a disporre di altre volontà e si indaga l’infanzia del genio quando si sa che è un genio; il re si convince che gli toccava di essere re se regna e che li toccava ergersi martire del proprio lignaggio se non ci riesce, e quello che arriva alla vecchiaia finisce per ricordare se stesso per tutto il tempo come un lento progetto di anziano: vede la vita passata come una macchinazione o come un semplice indizio, e allora la falsifica e la deforma.

 

DUE PAROLE

“Domani nella battaglia pensa a me, e cada la tua spada senza filo: dispera e muori”. Il mantra shakespeariano di Mariàs ritorna con costanza a riassumere la vicenda che inizia, vigorosamente, da una morte imprevista per finire nelle medesime circostanze. La scrittura fitta, farcita da parentesi di più profonda riflessione, a prima vista caotica, porta in realtà ad una chiara visione del pensiero del protagonista, primo spettatore impassibile del teatro della vita, là dove il vero atto shakespeariano ha luogo. Paragonabile al virtuosismo sfoggiato da Hemingway ne “il vecchio e il mare”, lo stile narrativo sembra distruggere, con incredibile facilità compositiva, lo scoglio della riflessione ossessiva attorno ad un semplice accadimento. Il verboso mare di parole speso ad analisi dell’ovvietà è efficace quanto l’insistenza delle onde. Leggendo “domani nella battaglia pensa a me” si ha questo senso di impotenza ed impassibilità che si provano soltanto di fronte ad un oceano. L’insistenza dell’onda è costante e implacabile, la memoria torna a cancellare il disegno lasciato poco prima sulla spiaggia bagnata, ritirandosi nuovamente in mare. Dice l’autore “Quanto poco è rimasto di me in questa casa, di quanto poco resta traccia”. Spettatori. Impassibili. Ed è ironico come, poco dopo la fine della lettura del libro, sia capitato su questa poesia di Nino Pedretti.

 

Che abbiamo vissuto,
che abbiamo toccato le strade
coi piedi che andavano allegri,
non lo saprà nessuno.
Che abbiamo visto il mare
dai finestrini dei treni,
che abbiamo respirato
l’aria che si posa
sulle sedie dei bar,
non lo saprà nessuno.
Siamo stati
sulla terrazza della vita
fintanto che sono arrivati gli altri.

 

INFO UTILI
280 pag, circa 8 ore di lettura – (edizione Einaudi super ET)
Letture affini: il vecchio e il mare, E. Hemingway

 

SINOSSI GREZZA (non leggere se non si è letto il romanzo)

Victor sta per scoparsi Maria e questa muore nelle sue mani
Victor abbandona il cadavere in casa ed inizia a elucubrare
Victor allaccia i contatti con la famiglia di Maria
Victor confonde sua moglie con una prostituta
Victor incontra Deàn il marito di Maria
Deàn confessa di aver assistito alla morte di Eva, l’amante di Deàn.

COPERTINA

Roger De La Fresnaye – The Cuirassier – 1910