Henry David Thoreau – Walden

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DAL TESTO

Andai nei boschi perché desideravo vivere deliberatamente, affrontare solo i fatti essenziali della vita, e vedere se non potessi imparare a cosa avesse da insegnare, senza scoprire, giunto alla morte, di non aver vissuto. Non desideravo vivere; né desideravo praticare la rassegnazione, a meno che non fosse necessaria. Volevo vivere in profondità e succhiare il midollo della vita, vivere in modo così risoluto e spartano da sbaragliare tutto quanto non fosse vita; da aprirmi con la falce un varco ampio e raso a terra, da spingere nell’angolo la vita e ridurla ai minimi termini; e, se si fosse dimostrata essere meschina, da arrivare, perché no?, alla sua completa e genuina meschinità, rendendola pubblica al mondo; o se fosse stata sublime, da conoscerla per esperienza; e da essere in grado di darne un resoconto sincero nella mia successiva escursione letteraria.

 

DUE PAROLE

Una delle peculiarità di ogni grande libro è la capacità dello stesso di propagarsi nell’attualità. Si sono già sprecate troppe parole sull’influenza che il Walden ha dato alle generazioni seguenti, la nostra compresa.  Il mini saggio dei Wu-Ming in calce alla versione in mio possesso, è di gran lunga più interessante di quanto possa aggiungere il sottoscritto. Mi preme però sottolineare una cosa. Ovvero come questo libro risulti attuale a tutto tondo, sulla maggior parte dei suoi fronti. Ed è questa la rarità. A differenza di altri grandi romanzi dell’ottocento, che insistono e si affacciano alla contemporaneità sui fronti di argomenti immortali (l’amore, il pregiudizio, la passione e via discorrendo), il Walden sembra appartenere ad una categoria trasversale di pensiero, più laconica, che attraversa orizzontalmente i lettori e il tempo con la sua semplicità. L’unica spiegazione che mi sono dato a questo fenomeno è quella della distanza che il tema trattato dall’autore, ovvero il tentativo di trovarci in pace con madre natura, è posizionato su un’orbita in costante allontanamento dal suo nucleo. Ho come la sensazione che più l’uomo si allontanerà dalle sue origini ingenue ed animali e più il Walden suonerà “attuale”. Mentre in poco più di cent’anni la società si sta spostando verso nuovi orizzonti di industrializzazione, produzione e socializzazione, un tema come il ritrovo della vita rurale dovrebbe suonare obsoleto e stantio, eppure le parole di Thoreau suonano sempre più scottanti, sempre più aggrappate a quella nostalgia planetaria del vivere in perfetta simbiosi con l’ambiente circostante. Perché? Il senso che percorre il libro è identico a quello degli altri grandi romanzi: verticale. Una caduta a piombo dentro se stessi. L’autore sprona, deciso della sua spartana forza di volontà, a riscoprire ognuno di noi stessi prima che la società. Il rispetto di ciò che ci circonda, quindi, non arriva mai dall’esterno, ma sempre dall’interno. Non è un caso che Thoreau lodi la solitudine ed il lago come mezzo di tramite verso il suo io. Diceva Kafka in un suo aforisma: “Due compiti per iniziare la vita: restringere il tuo cerchio sempre di più e controllare continuamente se tu stesso non ti trovi nascosto da qualche parte al di fuori dello stesso”. Dobbiamo imparare a privarci del superfluo per capire ciò che veramente è importante. È una filosofia già cara a molti grandi pensatori, nonché alla parte più genuina della dottrina cristiana che mi ha cresciuto (l’unica, in quel senso, che apprezzo all’interno del pensiero cattolico). È assolutamente incredibile, inoltre, come Thoreau riesca ad enunciare i cardini del suo pensiero pacifico con un eloquenza e precisione quasi violenta. La risolutezza dell’autore non lascia spazio ad altre interpretazioni. La sua visione è cristallina, ferrea e lineare. Personalmente, il Walden mi ha regalato dei picchi elevatissimi di orgoglio. Si legga brevemente, ad esempio, questo trafiletto compreso nel capitolo finale: “Ho imparato questo, almeno, dal mio esperimento; che se uno avanza fiducioso nella direzione dei suoi sogni, e si sforza di vivere la vita che ha immaginato, incontrerà un successo inatteso nei momenti più comuni. Si porrà qualcosa alle spalle, supererà un confine invisibile; leggi nuove, universali e più liberali cominceranno ad affermarsi intorno e dentro di lui; oppure le vecchie leggi si espanderanno, e saranno interpretate a suo favore in un senso più liberale, e vivrà con la licenza di un superiore ordine di esseri. Nella misura in cui semplificherà la sua vita, le leggi dell’universo appariranno meno complesse, e la solitudine non sarà solitudine, né la povertà povertà o la debolezza debolezza. Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non deve andare perduto; è lì che devono stare. Ora metteteci sotto le fondamenta”. Potrebbe essere degno di una carta costituente. Se non quella di uno stato, sicuramente quella di me stesso.

 

INFO UTILI

330 pagine, 9 ore di lettura circa.

 

ORIGINI 

Henry David Thoreau – Walden, ovvero la vita nei boschi

Hill, John William – Pool with men fishing 1970