William Gaddis – Gotico americano

Grant Wood - American Gothic - 1930 - The Art Institute of Chicago

 

DAL TESTO

Eppure, vedi come vi ho ceduto. Un uomo, immagino, lotta solo quando spera, quando ha la visione di un ordine, quando sente con la forza che c’è una connessione fra la terra su cui cammina e se stesso. Ma c’era la mia visione di un disordine la cui riforma superava le forze di chiunque. C’era il mio senso dell’iniquità, a partire dal silenzio di quel mattino del ritorno.

“Ti dirò il perché, sì, sai perché la gente dice bugie? Perché quando la gente smette di mentire significa che non le interessi più.”

 

DUE PAROLE

La scarsezza di materiale online in italiano su questo romanzo sottende la debole accoglienza europea dell’opera e conferma, personalmente, la difficoltà di lettura della stessa. Un testo di per sé molto complicato, tanto fitto quanto distratto, precursore, forse anche viatico, di una lunga serie di opere votate all’utilizzo del flusso narrativo a guisa di ariete, ed alla peculiare ricerca della verità tramite una quotidianità borghese, di quel proletariato statunitense più becero e comune. Non esistono eroi nel post modernismo, sono più spesso gli oggetti a diventare simboli. Nella fattispecie, la casa dove Paul e Liz discorrono delle loro vite e delle loro ambizioni, come un vero e proprio monumento, dona il nome al testo (in inglese Carpenter’s Gothic – ammirabile anche nello sfondo del celeberrimo quadro di Grant Wood) in un’antonomasia rovesciata al dinamico vivere umano, dove un’architettura diventata persona, con la sua inquietante impossibilità nel cambiarsi e la sua testarda volontà di perpetrare le sue rigide forme nella società. La completa trasposizione del piano personale (debbo ammetterlo nonostante la fatica nel leggerla) è di un’originalità spaventosa.
Gaddis tramuta il dialogo in un articolazione di pensiero, in una vera e propria nuova forma di descrizione. Utile, almeno per raccogliere qualche informazione in più (è peculiare l’utilizzo delle note in scrittori come DF Wallace e T. Pynchon) il sito http://www.williamgaddis.org/gothic/gothicnotes1.shtml dove scopro il significato della poesie di Shakespeare inclusa in copertina. Originariamente, infatti, l’opera avrebbe dovuto chiamarsi “Quel periodo dell’anno” (“That Time of Year”), proprio dall’incipit del sonetto, che qui ripropongo.

 

In me tu vedi quel periodo dell’anno
quando foglie ingiallite, nessuna, o poche, pendono
appese ai rami tremanti contro il freddo,
spogli cori in rovina dove dolci cantavano gli uccelli.
In me vedi il crepuscolo del giorno
che svanisce a occidente dopo sera,
che porta via pian piano notte nera,
simulacro di morte che nel riposo ogni cosa sigilla.
In me vedi quel fuoco che sfavilla
e langue sulle ceneri della sua giovinezza,
letto di morte in cui dovrà spirare
consumato con quel che lo nutriva.
Questo tu percepisci che rafforza il tuo amore,
per meglio amare ciò che presto dovrai abbandonare.

 

INFO UTILI

280 pagine, 6 ore di lettura circa