Joan Didion – Democracy

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Colori, umidità, calore.
L’aria abbastanza azzurra.
Vi avevo già detto tutto ciò ma non l’avevo contestualizzato, è stato questo il modo, come avrete potuto notare, in cui ho cercato di portare avanti questo romanzo fatto di apparizioni fugaci e incostanti. Non è esattamente il romanzo che avevo intenzione di scrivere, né io sono esattamente la persona che aveva cominciato a scriverlo. Né ho sentito la spinta impellente dell’inevitabilità del racconto che affretta il romanzo verso la sua conclusione, l’impeto che si scatena quando gli eventi superano le loro ombre e le carte sembrano cadere una sull’altra e le opzioni scendono a zero.
Forse perché nulla in questa situazione incoraggia l’ipotesi narrativa di base, e cioè il passato è prologo al presente, le opzioni rimangono aperte.
Potrebbe succedere di tutto.

DUE PAROLE

Un collage semi giornalistico sulla storia d’amore fra Inez Victor, moglie di un senatore americano, e Jack Lovett, un agente della CIA dal profilo misterioso. La Didion passa saltellando avanti e indietro attraverso gli anni della loro lunga e a tratti platonica relazione utilizzando le immagini, i colori, le date, ma soprattutto i luoghi della loro movimentata carriera. Un puzzle di fotografie in giro per il mondo, che ben si addice alla vita da diplomatico americano. Sullo sfondo, partendo dalla caduta di Saigon, idea ove la stessa autrice afferma d’aver partorito il romanzo, cartoline di scenari esotici, appunti di anni critici per la politica americana globale. Personalmente, il romanzo mi ha poco colpito. Le continue interruzioni del protagonismo dell’autrice, il filo labile di una trama, la flaccidità delle idee perorate e l’empietà dei protagonisti stessi, mi hanno portato la lettura a noia. Alcuni brevi, brillanti spunti spiegano qualche scelte autoriali, si legga l’estratto. Ma dice la Didion: “Non solo ho sempre avuto problemi a distinguere tra quello che è veramente successo e quello che sarebbe potuto succedere, ma continuo a essere convinta che la distinzione, ai miei fini, abbia qualche importanza”.
Infatti il tutto rimane comunque poca cosa.
Una curiosità piacevole. Intorno alla metà del romanzo, uno dei protagonisti, non ricordo chi, accende una delle sue “5 sigarette al giorno che si concede”. La Didion era un’accanita fumatrice e un giorno decise di smettere di punto in bianco. Ricominciò dopo il ’78, proprio con 5 sigarette al giorno, per aver scoperto in seguito alla notizia dell’omicidio di Aldo moro, che lo stesso si concedeva, rigorosamente, lo stesso vizio.

INFO UTILI

200 pagine, 3 ore e mezza di lettura circa
Democracy – Edizioni E/O – Gli intramontabili (ISBN 9788866325024)
Jasper Jones – Map – 1962