Pierre Minchon – Vite minuscole

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Soffia il vento sopra Saint-Goussand; il mondo usa violenza, è vero. Ma quante violenze ha dovuto subire? Le felci misericordiose nascondo la terra malata, dove crescono grano scadente, storie insulse, famiglie incrinate; dal vento spunta il sole come un gigante, come un pazzo. Poi si estingue, come si è estinta la famiglia Peluchet: si dice così, quando il cognome non viene più associato ad alcun vivo. Lo pronunciano ancora solo bocche senza lingua. Chi mente ostinato nel vento? Fiéfié uggiola nella bufera, il padre tuona, in uno sbalzo improvviso d’umore si pente, si riscatta quando il vento gira, il figlio fugge per sempre verso ovest, la madre geme sopra le brughiere autunnali, in un sentore di lacrime. Tutti loro sono morti da un pezzo. Nel cimitero di Saint-Goussaud il posto di Antoine è vuoto, ed è l’ultimo: se riposasse lì, io verrei sepolto dovunque mi capitasse di morire. Il posto lo ha lasciato a me. Qui giacerò, ultimo della mia stirpe e ultimo a ricordarmi di lui: allora forse sarà morto davvero, le mie ossa saranno chissà chi e perché no Antoine Peluchet, vicino a Toussaint suo padre. Quel luogo spazzato dal vento mi aspetta. Quel padre diventerà il mio. Dubito che sulla lapide ci sarà mai il mio nome: ci sarà l’arco dei castagni, qualche vecchio inamovibile con il suo berretto, piccole cose di cui la mia gioia si ricorda. Ci sarà, nella lontana bottega di un robivecchi, una reliquia da quattro soldi. Ci saranno cattivi raccolti di grano saraceno; un santo ingenuo e abbandonato, degli spilli che vi confissero, trepidanti, ragazze morte centocinquant’anni fa; i miei, disseminati dentro legno marcio; i villaggi e i loro nomi; e ancora vento.

 

DUE PAROLE

Il 17 novembre 2016 si spegneva mia zia Cristina. Io  leggevo, malamente, questo romanzo, e pensavo alla sua vita. Forse un’altra vita minuscola, come quelle dei tanti racconti di Minchon, eppure una vita vera e per me assai importante. Torno dopo quasi una settimana a provare a scrivere la mia scheda, a provare a spendere due parole di circostanza. Penso alle anime che “dormono dormono sulla collina”. Quanto ruba, questo testo, ai signori di Spoon River? La prosa dell’autore è un disegno nella belletta. Inutile, a mio avviso, poco incisiva, baroccamente abbellita, confusa, a tratti affascinante. Ma da un libro che comunque non ho gradito una grande, semplice lezione appare. Sempre la solita, è ovvio, eppure così chiara e sentita in questi giorni. L’importanza di una vita minuscola, di una vita non conosciuta ai più, proprio come poteva essere quella della mia cara zia. E così il suo ricordo, nonostante l’anonimato, o il poco interesse generale che quella vita poteva aver creato, appare così splendente e lucido. Così vivo. Così stupendo, incomprensibile e doloroso.

 

INFO UTILI

200 pagine, 3 ore e mezza di lettura circa.
Adelphi edizioni – ISBN 9788845930881
In copertina: Otto Dix.