Ascia bipenne

Sonia e Susanna erano davvero inseparabili. Si dice che dal momento della nascita i gemelli siano destinati a rimanere intrinsecamente legati per tutta la vita, forse anche qualcosa in più. Tecnicamente, comunque, ed anche religiosamente parlando, le due sorelle risultavano essere due entità ben separate, con due nomi e due codici fiscali distinti, ed un domani, sempre secondo la teoria scientifico-cattolica che così bene rispetta la verità insindacabile ed universale del creato, dopo la morte terrena, le due anime non avrebbero più dovuto dividersi ciò che in terra si era inscindibilmente incarnificato nella causa dei loro dissapori, nel pretesto delle loro liti e nel movente del loro grottesco omicidio.
Un maledetto corpo. Bizzarro.
Abituati come siamo al culto di questo mistico strumento, è facile immaginare come il corpo di una persona (e qui s’intende un contenitore di organi, ossa e funzioni vitali discretamente funzionante), possa diventare oggetto di altrui desiderio e far perdere i gangheri a qualsiasi individuo che disponga di un minimo di orgoglio possessivo. Converrete con noi che gli istinti dettano ancora legge tra gli essere umani (viventi). Siamo pertanto convinti che voi stessi lettori, malgrado l’erudita comprensione della vita in vostro possesso, rimarrete innocentemente confusi alla fine di questo breve resoconto sulla vita delle (due?) gemelle. Difficile che un idea perentoria di giustizia riesca a prendere il sopravvento sui più banali dubbi esistenziali ai quali state per essere sottoposti, ed i tecnicismi, ovvero i metodi empirici per arrivare ad un’opinione sull’accaduto, ad ogni modo, risulteranno sempre futili quando comparati ad una ferrea morale.
Una cosa, però, siamo liberi di evincere tutti quanti, eruditi o no, ovvero che la gelosia, sentimento quanto mai perseverante nella mediocre collettività, risulti più facile da criticare che da comprendere o, addirittura, da condividere.
Forse il punto era proprio questo. La condivisione.
Che spesso ci si arroghi il diritto di appartenenza è cosa nota. Da anni, millenni, decadi, secoli e lustri l’uomo combatte per il possesso. Sintetizzando al massimo la questione si poteva intuire, pertanto, che, per tutta la vita, Sonia desiderò il corpo di Susanna e Susanna desiderò il corpo di Sonia. Fino all’estremo e viceversa. Fino all’usurpazione totale.
Fu anche per questo motivo che la notizia dell’inaspettato decesso delle due giovani sorelle sollevò la costernazione tutta della brillante opinione pubblica. Non solo la scienza (alla quale ormai il caso delle sorelle apparteneva per antonomasia) si prodigò nello studio dei fatti, ma anche la politica, la filosofia e la religione stessa vollero reclamare il diritto di poter compendiare l’accaduto attraverso i propri organi propagandistici.
Un singolare spunto riflessivo. Senza ombra di dubbio,
Un maledetto corpo bizzarro.
La piazza si spaccò in due, come le sorelle. C’era chi assolveva Sonia, la teorica omicida, e chi la screditava. Nessuno però si mise mai davvero nei suoi panni. Se non per assurdo la sorella (Se così ci è lecito chiamarla), che nei suoi panni lo era da tutta la vita. Prima e dopo la morte, unite per l’eternità.
La sottile linea che divide il bene dal male (l’affetto dalla possessività e l’odio dalla gelosia) era stata definitivamente calpestata. Tutti gli indizi portarono ad una pista passionale. Sonia, in rigorosa presenza della sorella, dalla quale per altro non si separava mai, lo aveva già annunciato più volte. “Continua ad abusare del mio corpo e giuro che ti ammazzo”.
Le istituzioni erano in panne, gli stessi magistrati, analisti, utopici scrittori di diritto umano, liberisti, abolizionisti, guerrafondai, assassini, pensatori, ma soprattutto medici e psicologi non seppero come sbrogliare la matassa.
L’autopsia parlò di suicidio, l’accusa di omicidio colposo, la difesa (rappresentata dallo stesso magistrato dell’accusa) parlò di difesa personale, gli anarchici di libertà, lo psichiatra di quadrupla personalità, la madre disse che fu soffocamento, il magistrato disse che l’accusa non poteva fare la difesa, la chiesa disse di rimettere il tutto al supremo, i consumisti di appropriazione indebita, i benpensanti di disagio sociale e i malpensanti di lesbismo. L’unica in silenzio, la verità, aveva già raggiunto le ragazze e taceva beffarda assieme a loro, finalmente libera (lei, loro, non la verità). Un caso raro, non catalogabile.
Tutti pensarono al dimenticatoio perché’, si sa, se una cosa non la si riesce a spiegare, è meglio dimenticarla. E se una cosa è dimenticata, potrebbe non essere mai esistita. Ma in fondo bruciava un po’ a tutti. La colpa di quell’orrendo accaduto era divisibile e rintracciabile in ognuno degli interessati. Coloro che le avevano accettate e coloro che le avevano rifiutate, ugualmente coinvolte, come due facce della stessa medaglia, come loro, come “lei”. La bicefala. Chi mai avrebbe desiderato un corpo con due teste, affettivamente reietto? Siamo forse stati creati così solidali e generosi da poter concedere anche il nostro stesso organismo al prossimo? E gli altri, quelli con una testa sola, sono così generosi da concedersi a due persone contemporaneamente? Chi delle due amare?
Si disse che a Susanna fosse finita la parte del piacere. L’orgasmo era percepito nella sua sola metà, così, come il gusto era di competenza di Sonia. Il cuore era di entrambe ma, purtroppo, o per fortuna, come l’amore, totalmente involontario. E veder morire dal piacere la sorella, o meglio, se stessa, Sonia impazzì cominciò ad odiare la sorella, poi il suo corpo, poi se stessa, poi di nuovo l’altra testa, così indiscreta e appiccicosa, poi di nuovo se stessa, così ospitale e mielosa ed insensibile, anche se poco riservata. Nel vortice sempre più stretto del delirio, fino alla morte. O all’omicidio. O al suicidio. Infine, vinse l’egoismo.
Tutti si avvicinarono a comprendere la loro sensazione, o meglio, la sua sensazione ed ovviamente nessuno si azzardò a parlare di verità. Fu e rimase un fatto. Paragonato, non giudicato. Confrontato, come due idee nella stessa testa, come due opinioni, come due teste nello stesso corpo. Inutile, come l’importanza della bugia e delle verità al cospetto della completa ed inesauribile indifferenza dell’universo.