Al culmine della disperazione + Andrew Wyeth

andrew wyeth Winter-1946

DAL TESTO

“Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo. Chi si sente solo vive un dramma puramente individuale; il sentimento dell’abbandono può sopraggiungere anche in una splendida cornice naturale. In tal caso interessa unicamente la propria inquietudine. Sentirti proiettato e sospeso in questo mondo, incapace di adattarti ad esso, consumato in te stesso, distrutto dalle tue deficienze o esaltazioni, tormentato dalle tue insufficienze, indifferente agli aspetti esteriori – luminosi o cupi che siano –, rimanendo nel tuo dramma interiore: ecco ciò che significa la solitudine individuale. Il sentimento di solitudine cosmica deriva invece non tanto da un tormento puramente soggettivo, quanto piuttosto dalla sensazione di abbandono di questo mondo, dal sentimento di un nulla esteriore. Come se il mondo avesse perduto di colpo il suo splendore per raffigurare la monotonia essenziale di un cimitero. Sono in molti a sentirsi torturati dalla visione di un mondo derelitto, irrimediabilmente abbandonato ad una solitudine glaciale, che neppure i deboli riflessi di un chiarore crepuscolare riescono a raggiungere. Chi sono dunque i più infelici: coloro che sentono la solitudine in se stessi o coloro che la sentono all’esterno? Impossibile rispondere. E poi, perché dovrei darmi la pena di stabilire una gerarchia della solitudine? Essere solo non è già abbastanza?”

 

ORIGINI

Al culmine della disperazione – Emil Cioran – 1933

Winter – Andrew Wyeth – 1946 (http://www.andrewwyeth.com/)

 

DUE PAROLE

Leggere Cioran è spesso pericoloso, si deve essere in buona forma mentale per affrontarlo, non tanto per la complessità del testo, quanto per la profondità degli argomenti. Il “teorico del suicidio”, colui che meglio di tutti ha fatto i conti con la morte, può sembrare pessimista e privo di ogni speranza di salvezza. Non è soltanto così, e questo scampolo rubato ad uno dei suoi scritti preferiti riassume perfettamente la parte più brillante del suo pensiero. E’ la consapevolezza a guidare la ragione. In Cioran, è vero, tutto passa dalla rovina e dalla distruzione attraverso una macabra ironia. Il mondo è visto dalla fine, da un grumo di cinismo che ci spoglia da ogni cosa superflua. Rimane lo scheletro dell’umanità a farci da faro, le nostre poche ed uniche certezze: la morte, gli stati d’animo ed il pensiero. Così dalle macerie dell’essenzialità Cioran salva -non una speranza- ma un delicato filo di sopravvivenza.