Carlo Rovelli – L’ordine del tempo

La variabile “tempo” è una delle tante variabili che descrivono il mondo. È una delle variabili del campo gravitazionale: alla nostra scala non ne riveliamo le fluttuazioni quantistiche, quindi non possiamo pensarlo come determinato: il mollusco Einsteiniano: alla nostra scala, gli scuotimenti del mollusco sono piccoli, possiamo trascurarli. Possiamo quindi pensarlo come una tavola rigida. Questa tavola ha direzioni, che chiamiamo spazio, e quella lungo la quale l’entropia aumenta, che chiamiamo tempo. Nella nostra vita quotidiana ci muoviamo a velocità piccole rispetto alla velocità della luce e quindi non vediamo le discrepanze fra i tempi propri diversi di orologi diversi, e le differenze di velocità a cui scorre il tempo a distanze diverse da una massa sono troppo piccole per essere distinte.
Alla fine quindi, invece di molti tempi possibili, possiamo parlare di un solo tempo: il tempo della nostra esperienza: uniforme, universale, ordinato. Questo è l’approssimazione di un’approssimazione di una descrizione del mondo presa dalla prospettiva particolare di noi esseri che ci nutriamo della crescita dell’entropia, ancorati allo scorrere del tempo. Noi, per i quali, come dice il Qohelet, c’è un tempo per nascere e un tempo per morire.

 

DUE PAROLE

Dopo la lettura di “Sette brevi lezioni di fisica” non ho aspettato un solo secondo ad acquistare, e poi a tuffarmi in, L’ordine del tempo. Rovelli si dedica ad un argomento “preciso” e raffina la sua scrittura ludico divulgativa. È difficile non innamorarsi del suo innamoramento per ciò che ci circonda e per come lo descrive. Proprio come Einstein, dal quale Rovelli stesso sviluppa i concetti, che si definiva un grande curioso, l’autore accompagna il lettore in tre profonde riflessioni sbandierando l’amore per la scoperta e della volontà di immaginare il mondo sempre attraverso nuove prospettive. La prima è un’analisi del tempo, con relativa distruzione del concetto; la seconda è una descrizione del tempo, con relativa ricostruzione sotto nuovi cardini; mentre la terza è uno sguardo più ampio e contemplativo sulle nuove domande che questo processo ci ha portato. Pensando ad un famoso discorso di David Foster Wallace, il discorso sull’acqua, non è difficile vederne i parallelismi nella sorpresa scaturita dal realizzare che il “tempo” nel quale siamo immersi (così come lo spazio, o per esser più precisi, lo spazio-tempo) non sia in realtà quella massa statica e uniforme – ma soprattutto scontata e costante – che noi piccoli esseri umani avvezzi alla routine immaginiamo. I grandi tessuti elastici che tengono assieme il nostro universo, le grandi sfide che ci attendono, il confuso e meraviglioso intreccio degli stessi: Rovelli si insinua nelle maglie strette dell’osservazione scientifica, incantando.
Ma non è un libro tecnico, fisico. La bravura di Rovelli è quella di usare la parte più umana della razionalità (se non vi bastasse, usa dei puffi per spiegare i concetti di relatività temporale). L’angoscia che e il peso che il senso del tempo danno all’uomo. L’esistenzialismo che si sprigiona da questo sguardo sull’eternità. La sfocatura e la granularità con la quale dobbiamo e possiamo distinguere e sezionare l’universo. E ciò che più mi piace e mi emoziona di questo scienziato scrittore è la capacità di tracciare dei parallelismi fra tutto lo scibile umano, attingendo anche (spesso e soprattutto) dalle arti umanistiche quali musica, poesia o letteratura. Da quella frase di Dostoevskij nella quale sempre più perdevo fiducia (“la bellezza salverà il mondo”) rivedo ora nuova linfa vitale. Ritrovo un perché. Ed è il senso della bellezza generale (come la teoria Einsteiniana, per dire) quella voglia di ricercare un senso, e quindi una bellezza, ovunque sarà la strada (forse LA strada) che potrà davvero salvarci e darci le risposte che cerchiamo.

 

INFO UTILI

Circa 200 pagine, poco meno di 3 ore di lettura
Edizioni Adelphi , ISBN 9788845931925
In copertina un quadro di Roy De Maistre