Cronaca familiare + Famiglia di poveri

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DAL TESTO

“Mi ricordavo spesso di te, con fastidio, con lo stesso sentimento con cui un ragazzo di sei anni ricorda una cattiva azione, con un senso di colpa irreparabile. Mi veniva quasi da piangere; avrei voluto cancellarti dalla memoria. Mi è difficile ricostruire le analogie di quel sentimento. Era così come ti dico, mentirei cercando di spiegarlo. Io sentivo molto la mancanza della mamma; l’unica associazione che facevo era questa: la mamma era morta per colpa tua. Tutti ripetevano che la mamma era morta per colpa tua; nessuno pensò mai al significato che quelle parole acquistavano dentro di me. Avevo scoperto l’esistenza della mamma dopo la sua morte. Ciascun uomo ha memoria della sua vita da un certo giorno in avanti. Per certuni il primo ricordo è un giocattolo, per certi altri il sapore di un cibo, un ambiente, una parola, un volto, più volti. La prima realtà di cui io ho cognizione esatta è la mamma nel suo letto di morte.”

“Ci si pò assuefare alle persecuzioni, alle fucilazioni, alle stragi; l’uomo è come un albero e in ogni suo inverno levita la primavera che reca nuove foglie e nuovo vigore. Il cuore dell’uomo è un meccasismo di precisione, completo di poche leve essenziali, che resistono al freddo, alla fame, all’ingiustizia, alle sevizie, al tradimento, ma che il destino può vulnerare come un fanciullo l’ala della farfalla. Il cuore ne esce con un battito stanco; da quel momento l’uomo diventerà forse più buono, forse più forte, e forse anche più deciso e cosciente nella sua opera, ma non troverà più nel suo spirito quella pienezza di vita e di umori in cui ogni volta egli sfiora la felicità.”

“Mille cose rivelano un uomo: il passo de l’intercalare, come mastica il cibo, come annoda il laccio delle scarpe, la maniera di impugnare la paletta nel gioco del ping-pong e la posizione abituale nel dormire. Una debolezza, una compiacenza, un risentimento ci appaiono contrddittori quando è ancora incompleta la conoscenza che noi abbiamo dell’individuo, o che l’individuo ha di se stesso, in realtà essi sono sempre logici e naturali, come il grano che seminato fiorisce, sulla buona terra. Tutto vale per rivelarci un uomo: come reagisce a una sciagura, come abborda una prostituta.”

ORIGINI

Cronaca Familiare – Vasco Pratolini – 1947

Lorenzo Viani – Famiglia di poveri – 1900 c.ca

 

DUE PAROLE

Cronaca familiare ha un impatto violento sul lettore. Scritto in seconda persona singolare, è indirizzato ad una sola persona, il fratello dello scrittore prematuramente scomparso. Pratolini, già dal lapidario incipit, indirizza la lettura giustificandone la causa “Questo libro non è un’opera di fantascienza. È un colloquio dell’autore con suo fratello morto.” Espiazione dice, e così indica, una questione privata. Ma come spesso accade, il potere liberatorio dell’arte trascende i confini dell’intimità e questa lunga lettera di rimpianti che ripercorre la storia della famiglia si trasforma in un romanzo incantevole, incisivo, tanto breve quanto diretto. Scrive con il bisturi, Pratolini. Ve ne accorgete nelle poche righe di poco sopra, con quella fredda distanza e lucidità con cui esamina le colpe della morte della madre sviluppatesi nel pensiero di un bambino diventato poi uomo, ed infine scrittore.