Frank Wedekind – Mine-Haha ovvero Dell’educazione fisica delle fanciulle

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DAL TESTO

Vorrei richiamare alla memoria dei contemporanei i brividi di paura che noi tutte una volta abbiamo sentito per il divertimento di un’umanità rozza, sconsiderata, ebbra di voluttà, anche se le sorti violente e impreviste della vita ci fanno ben presto ripensare a quelle paure solo con un ironico sorriso. Forse la società umana non ha torto quando con l’educazione che ci dà impedisce che siano messe praticamente in opera tutte le nostre energie per poi, con una frenetica festa popolare, trasformarci in pochi giorni in creature del tutto diverse; forse commetto un delitto quando oso dire una parola a favore dei sentimenti più delicati che sono per natura innati in tutte noi. Ma quanto più vecchia e quieta divento, tanto meno posso impedirmi di credere che il mondo potrebbe in effetti essere ordinato in modo meno brutale di quanto in realtà non sia. Non voglio far qui delle proposte di miglioramento; ben difficilmente quel po’ di intelligenza che ho potrebbe bastare, e a che servirebbe? Il mondo, di generazione in generazione, proseguirebbe lo stesso nel suo cammino immutabile, e io verrei soltanto fatta segno dell’oltraggioso sarcasmo di tutti quelli che in vita loro non riflettono mai un istante su quello che essi stessi hanno vissuto. Alla fin fine non sarei sicura che, per risparmiarsi una qualsiasi risposta sensata, vecchia come sono non mi dichiarerebbero pazza e mi chiuderebbero in un manicomio. I miei giudici non mancherebbero di trovare appiglio per far questo già solo nel fatto che negli ultimi anni della maturità il mio destino si è configurato in modo così completamente diverso da quello di tutte le altre donne allevate e cresciute con me. Forse mi riuscirà anche difficile, quando sarò arrivata a descrivere quell’epoca della mia vita, convincere il lettore che nell’ordinamento della nostra società, sotto il dominio delle nostre rigide leggi sociali, i conflitti nei quali mi sono dibattuta potessero per una donna anche soltanto presentarsi. Frattanto, forse proprio attraverso queste situazioni incredibili, sono giunta alla superiore visione del mondo che mi fa apparire oggi tutta quanta la nostra civiltà umana come una conquista piuttosto discutibile.

 

DUE PAROLE

Mine-Haha è una parola indiana che significa “acqua ridente”. È il titolo che una vecchia signora sceglie per sigillare le sue memorie. Il manoscritto, ritrovato da uno scrittore che ne introduce brevemente l’esistenza, è un piccolo capolavoro di purezza. Vi si racconta di un collettivo di bambine, ove l’autrice stessa è stata allevata, e del loro addestramento alla percezione del corpo. L’intera narrazione ruota morbosamente intorno alla loro fisicità, all’osservazione e alla “coltivazione” del suo utilizzo. Come in un bianco e incantato circo paradisiaco, le bambine crescono senza alcuna percezione del mondo esterno in un parco-utero che le contiene e protegge. Lo sguardo della testimone è onirico, offuscato nei contorni ma incredibilmente pungente e preciso nei dettagli. L’erotismo latente batte un lontano ritmo che mai arriva a trascendere nella parola. La quotidianità è occupata da esercizi pratici, dall’apprendimento dell’uso di strumenti musicali, dal ballo, la danza e, soprattutto, dalla comprensione della propria esistenza attraverso una corretta impostazione dei fianchi. La favola di Wedekind sembra porre il problema della consapevolezza dell’essere con estremo candore, sottintesa violenza psicologica. La comprensione, la presa di coscienza è verginale, indicibile. Le giovani infatti vengono (senza mai accennarne il motivo) preparate allo spettacolo che sarà infine ingresso nella vita reale, nel mondo esterno. Passaggio che avverrà attraverso il palcoscenico del teatro del parco. Vero e proprio parto nella confusione, nell’apprezzamento altrui, nella realizzazione e nel giudizio.

 

INFO UTILI

150 pagine. 2 ore e 30 di lettura circa.
opere  affini : il giuoco delle perle di vetro – Hesse;

 

ORIGINI

Balthus – three sisters – 1945
Mine-Haha ; ovvero dell’educazione fisica delle fanciulle – Frank Wedekind – 1975 (Piccola biblioteca Adelphi)