Il’ja Il’f, Evgenij Petrov – Le dodici sedie

«È che vorrei fare in fretta, io» disse con voce lamentosa. «La fretta fa nascere solo i gatti» sentenziò Ostap. «Piuttosto la sposo.» «Sposa chi?» «Madame Gricacueva.» «E a che scopo?» «Allo scopo di rovistare nella sedia con tutta calma, e senza dar nell’occhio.» «Ma così si lega per tutta la vita!» «E cosa non si farebbe per il bene della causa!» «Ma è per tutta la vita!» mormorò di nuovo Ippolit Matveevič. Totalmente sconcertato, Ippolit Matveevič gesticolò. La sua faccia rasata da pastore protestante si contrasse in una smorfia e vi apparvero i denti bluastri che non erano stati più puliti dal giorno della partenza dalla città di N. «Per tutta la vita!» mormorò di nuovo Ippolit Matveevič. «È un sacrificio enorme.» «La vita!» disse Ostap. «Il sacrificio! Che ne sa lei della vita e dei sacrifici? Solo perché l’hanno cacciata dalla sua bella casa, pensa di conoscere la vita? E le hanno persino requisito un falso vaso cinese: è sacrificio, questo? La vita, signori giurati, è un rebus, ma questo rebus, signori giurati, si risolve facilmente: come aprire una scatola. Basta saperla aprire. E chi non è in grado di farlo, soccombe.

DUE PAROLE

Nella Russia degli inizi ‘900 è ambientata un’avventura che ben rappresenta la cupidigia degli uomini. Un lungo racconto metaforico, di per sé abbastanza semplice, che approfitta di questa efficace morale per raccontarci, e farci ridere, la nuova economia politica russa (novaja ekonomičeskaja politika). Una prosa satirica e a tratti burlesca. Viene narrata la scoperta da parte del rispettabilissimo maresciallo della nobiltà Ippolit Matveevic Vorobjaninov di un ricco tesoro in diamanti nascosto all’interno della fodera di una di dodici sedie appartenenti al vecchio salotto di sua suocera. Morta la vecchia, il goffo protagonista si muove subito alla ricerca dello stesso, iniziando così un viaggio picaresco attraverso diverse città e paesaggi (da Mosca al Caucaso). Accanto a lui, arruolato per pura ingenuità e vanagloria di racconto, si prodiga il giovane Ostap (Ostap-Sulejman-Berta-Maria Bender), personaggio dall’incredibile arguzia e dallo spirito truffaldino. Chiude il cerchio dei protagonisti, in veste di antagonista, un pope ortodosso (a nome Fedor Vostrikov) animato più dalla bramosia che dalla fede. Un ritratto efficacissimo dell’avidità umana e di quanto essa sia, alla fine, vacua ed impalpabile, proprio come il tesoro cercato dai protagonisti.