José Saramago – Viaggio in Portogallo

Avvicinatevi, pesci, voi della sponda destra che siete nel fiume Douro, e voi della sponda sinistra che siete nel fiume Duero, avvicinatevi tutti e ditemi quale lingua parlate quando, laggiù, attraversate le acquatiche dogane, e se avete anche voi passaporti e timbri per entrare e uscire. Io sono qui a guardarvi dall’alto di questo sbarramento, e voi guardate me, pesci che vivete in quelle acque che si confondono, voi che altrettanto rapidamente vi trovate da una parte o dall’altra, in una grande fratellanza fra pesci che si mangiano l’un l’altro solo per i bisogni della fame e non per noia della patria. Datemi voi, pesci, una chiara lezione, e spero di non dimenticarla al secondo passo di questo mio viaggio in Portogallo, è bene tenerlo presente: da un luogo all’altro dovrò prestare molta attenzione a ciò che è uguale e a ciò che è differente, sia pur facendo salve, com’è umano e come del resto avviene fra di voi, le preferenze e le simpatie di questo viaggiatore, che non è certo legato a doveri di amore universale, né gli è stato chiesto. Da voi, pesci, infine mi congedo, arrivederci, riprendete la vostra vita finché non arrivano i pescatori, nuotate felici e auguratemi buon viaggio, addio, addio

 

DUE PAROLE

Quale migliore compagno per un viaggio in Portogallo? Saramago ha accompagnato Thomas, Jessica e me nel nostro spostamento a tappe nel nord del paese. Il rincorrere Saramago è stato un meraviglioso calcare d’impronte. Putroppo non sono mai riuscito ad incontrarlo nello stesso luogo, nonostante l’intreccio dei nostril percorsi si sia incrociato più volte. Quando noi eravamo a Guimares, lui era nel Douro, quando noi eravamo a Evora, lui era a Guimares, e così via. Ma oltre al piacere personale, al seguire le orme di un gigante al quale devo e ho dovuto tanto dal punto di vista letterario, devo parlare anche un pochettino del libro in sè. L’ho trovato un umile tributo alla sua terra. Un’instancabile voglia di riscoperta del proprio paese (del resto lo diceva chiaramente anche Pavese, un paese ci vuole) e una sorta di mistico pellegrinaggio fra le origini del suo popolo. Il viaggiatore, l’autore chiama così se stesso, sempre per un’ingegnosa sorta di formalità verso la sua gente, credo, batte a tappeto le strade lusitane snocciolando aneddoti storici, incontri e storie popolari. Un autore e un paese meravigliosi, degni di questo connubio.

 

INFO UTILI

Più di otto ore di lettura. (da kindle, non ancora ISBN cartaceo)
In copertina un quadro di Amadeo de Souza Cardoso.