Louis-Ferdinand Céline – Il dottor Semmelweis

Ma la Ragione, decisamente, non è altro che una minuscola forza universale, poiché non ci vorranno meno di quarantanni prima che i migliori ingegni accettino e infine applichino la scoperta di Semmelweis. Ostetricia e Chirurgia rifiutarono con slancio quasi unanime, con odio, l’immenso progresso che veniva loro offerto. Esse si appoggiavano a bizzarre suscettibilità per potersene restare nei pantani delle sciocchezze purulente, accanto al giuoco dei casi mortali. E, per di più, non è grazie a Semmelweis che trionfò quel grande beneficio tanto necessario (prezioso, perlomeno, se ci si basa sulla preoccupazione che paiono avere gli uomini di non soffrire e di godere piacevolmente della vita). È persino lecito pretendere che se Pasteur non fosse venuto a distruggere il culto delle «teorie sufficienti», in materia medica, se non le avesse combattute per mezzo di realtà troppo minuziose per essere refutate con semplici menzogne, nessun progresso reale sarebbe ancora avvenuto, né in chirurgia né in ostetricia, malgrado gli sforzi di qualche ricercatore isolato di grande talento come Michaelis e Tarnier. Nel cuore degli uomini non c’è che la guerra.

DUE PAROLE

Quasi allibito da aver trovato un Céline così istituzionale, mi sono accorto solo in un secondo momento che questo testo è, in realtà, niente meno che la sua tesi di laurea! (sic). E divertito, mi sono goduto questo Céline da accademia, forsanche incravattato, ma pur sempre Céline. Egli ci pone di fianco a un personaggio che con il suo contributo scientifico ha salvato e sta ancora salvando milioni di vite umane. Eppure eretico. L’autore sceglie colui che probabilmente meglio lo rappresenta nel panorama letterario (lo scriverà ben prima di sapere quanto la sua figura sarà dibattuta e osteggiata alla stregua del suo idolo ungherese). A tutti gli effetti, e qui approvo con la postfazione all’opera, ci troviamo di fronte ad un’agiografia. La vita di un uomo che, in vita, ha dovuto costantemente lottare per le proprie idee. Ed è stato sempre rinnegato. Solo dopo la sua morte la pratica della disinfezione delle mani diventa rigore. Solo dopo aver bruciato il suo corpo, insomma, la medicina lo ha resuscitato (figurativamente, s’intende) per salvare innumerevoli madri dalle morti di febbre puerperale. Nulla di più vicino al martirio poteva scegliere. Così come nulla di più vicino alla sua prosa, alla sua visione del mondo. Semmerlwesi fu capace di scoprire la verità nei relitti, nei cadaveri, nelle morti infami delle puerpere. Alimentava le sue ricerche di povertà, non si acontentava, cercava di andare al fondo delle cose. Proprio laddove l’umanità è raccapricciante, perché completamente spogliata della sua corazza. La visione così asettica di un mondo senza speranza, porta il dottore alla ricerca di una morte atroce. Lenta. Macabra. Cèline si veste di tutto rispetto, quasi la sua prosa diventasse un solenne inno a lutto, e sfoggia un libello accanito, un’ode in onore del suo santo. Banale, direi, rimarcare quanto il tema qui discusso sia attuale e importante. In un epoca di sovrainformazione, dove la scienza lascia brandelli di credibilità a quelle persone attratte dalle lanterne della disinformazione e del pressapochismo empirico, è quanto mai graffiante leggere queste pagine oggi.

Se l’uomo si è nobilitato tra gli animali, non è forse perché ha saputo scoprire nell’Universo un maggior numero di aspetti? Della natura egli è il cortigiano più ingegnoso e la sua felicità instabile, fluida, sospesa dalla vita verso la morte, è la sua insaziabile ricompensa. Quanto pericolosa è quella sensibilità! A quale fatica di ogni istante è condannato per mantenere in equilibrio quella fragile meraviglia! Ed è già molto se nel sonno più profondo il suo spirito conosce il riposo. La pigrizia assoluta è animalesca, la nostra struttura umana ce la proibisce. Forzati del Pensiero, ecco cosa siamo, tutti. Basta aprire gli occhi, e non è già un portare il mondo in equilibrio sulla propria testa? Bere, parlare, divertirsi, sognare forse, non è dunque scegliere senza tregua, tra tutti gli aspetti del mondo, quelli che sono umani, tradizionali, e poi allontanare instancabilmente gli altri, fino alla stanchezza che non manca mai di sorprenderci alla fine di ogni giornata? Vergogna per chi non sa scegliere l’aspetto conveniente al destino della nostra specie! E uno stupido, un pazzo.