Paolo Maurensig – Teoria delle ombre

«Mio padre sosteneva che gli scacchi sono un misto di tecnica e di arte». «Infatti, è così» confermò Alekhine. «Tutte le arti hanno in comune lo sforzo di dominare la materia, di riordinare il caos. In tale compito ci viene in aiuto la tecnica, ma oltre a questo c’è un fattore in più che permette all’opera di elevarsi ad arte». «Proprio come avviene per la musica». «Esattamente. Solo che gli scacchi, a differenza delle altre arti che devono plasmare una materia inerte, si trovano alle prese con una massa magmatica in continuo divenire. Mi riferisco al gioco dell’avversario, il quale molto spesso è ben lontano dal trovarsi in sintonia con il nostro. Vincere la partita in tal caso non porta alcuna soddisfazione. Quando invece ci si trova in perfetto accordo, si è disposti persino a rinunciare alla vittoria pur di non rovinare la perfezione estetica del gioco. Inoltre, anche nelle condizioni più favorevoli, la tirannia del tempo ci porta a incappare in qualche svista che fa crollare di colpo tutto l’edificio».

DUE PAROLE

La vita del grande Alexander Alekhine e la sua misteriosa fine, ricostruite da Mauresing in forma romanzata. L’autore si prende libertà compositiva per stendere un giallo complottistico che parla di scacchi, di essenza dell’arte e di decisioni, ma soprattutto di morale e di giudizio. Mauresing si descrive in una visita a Estoril ove si reca con il proposito di gettare luce sulla misteriosa scomparsa del campione del mondo di scacchi, trovato morto, o forse suicida, in situazioni mai del tutto chiarite nel 1946. Raccontandone gli ultimi giorni, l’autore propone costanti flashback nel passato con onnisciente voce narrante. Si delinea il racconto dell’intera vita del protagonista, alternato ai suoi ultimissimi giorni. Incuriosito dal titolo, ho cercato innanzi tutto cosa sia, nelle arti, “la teoria delle ombre” e ho trovato questa descrizione: “la parte della geometria descrittiva che si occupa di rappresentare, oltre ad un solido, l’ombra prodotta dal solido rispetto ad alcune fonti di luce”. Il solido, in questo caso, è ovviamente il dottor Alekhine. E le ombre prodotte sono sia i risvolti oscuri del suo passato, che le prospettive con cui il campione venne visto dalle persone del tempo. Delatore, simpatizzante nazista, genio, artista, antisemita, campione, rubacuori, gentiluomo, campanilista, poliglotta, russo, anti-russo. Mauresing sfrutta una figura vulcanica e poliedrica, sufficientemente caleidoscopica da sviluppare il giusto interesse. Una figura dannata insomma «Alla base del talento degli uomini di genio c’è sempre una sorta di condanna a priori». Che può semplicemente mostrarsi esempio di un’intera comunità: “È come se, ereditata un’ingente fortuna, sorgesse il sospetto che il patrimonio acquisito fosse frutto di rapine e omicidi perpetrati dai nostri avi. Anche il talento sembra essere un bene accumulato a danno di altri, che ne rivendicano la restituzione reclamando a gran voce la testa dell’accaparratore». Un bellissimo monito lanciato da Mauresing che ci ricorda che anche dietro alla bellezza (e Alekhine viveva per la “bellezza” intrinseca della sua arte, gli scacchi) c’è sempre anche un’oscura luce. Si evince inoltre un’ultima considerazione, tanto scontata quanto meritevole di attenzione. È proprio nell’ombra che l’osservatore può trovare la bellezza.