Robert McLiam Wilson – Eureka Street

La cosa ridicola è che ogni sostanziale differenza tra protestanti e cattolici è svanita da un pezzo e i nordirlandesi ormai, cattolici o protestanti che siano, sono soltanto nordirlandesi (e quindi né scozzesi né irlandesi). Il mondo ne è consapevole e di conseguenza assiste perplesso a tanta ostinata violenza fratricida, ma la gente da queste parti non riesce proprio a capirlo. È curioso notare, ad esempio, come i terroristi, protestanti o cattolici che siano, continuino a far sputare sangue agli avversari anche se sono atei o apostati. Sarebbe interessante capire quale genere di sentimenti provino per qualcuno che appartiene a una religione diversa dalla loro solo per eredità familiare. Non si può non riconoscere la grandezza di un odio così potente e invasivo da riuscire a sopravvivere sul ricordo di cose peraltro mai esistite: deve avere una costituzione davvero robusta.

DUE PAROLE

Siamo a Belfast, negli anni 90, scoppiano le bombe. L’autore unisce le storie dei due amici jake, burbero cattolico dal cuore romantico che si racconta in prima persona, e chuckie, un rampante protestante sovrappeso ossessionato dal denaro, che viene raccontato in terza persona. Il romanzo ha il merito di far conoscere narrativamente una delle grandi fratture interne europee. Racconta benissimo, quasi esportandone l’odore, l’ambiente e la cornice di tutti i giorni. Per me che ho vissuto in Inghilterra senza mai visitare l’Irlanda del nord, la prosa è quanto mai viva e parlante. I protagonisti, però, sono decisamente sopra le righe e nonostante l’impegno politico che non si può non riconoscere a chi parla o passa per Belfast, il testo non viene dotato certo di quella profondità intellettuale da renderlo un capolavoro. È stato un caso editoriale apprezzato per la sua vivacità, un modo di affrontare un tema a dir poco spinoso mischiando simbioticamente e simbolicamente i due protagonisti, anima stessa del posto che rappresentano. Terra sventrata e combattente, terra politica, bicefala e forzatamente partecipante al proprio dramma.