Timothy Garton Ash – Il dossier

Ovunque sia esistita una polizia segreta, non solo in Germania, la gente ha spesso sostenuto che i suoi dossier erano completamente inaffidabili, pieni di alterazioni e invenzioni. Quale modo migliore, per verificare questa affermazione, di controllare ciò che avevano sul mio conto? Dopotutto, dovrei ben sapere quello che facevo allora. E i funzionari e gli informatori, che cosa pensavano di star facendo? I dossier, e gli uomini e le donne che ci sono dietro, possono dirci qualcosa di più sul comunismo, sulla guerra fredda e sul senso o nonsenso dello spionaggio? L’apertura sistematica dei documenti della polizia segreta a ciascun cittadino che vi sia nominato e che voglia ancora sapere rappresenta un evento senza precedenti. Non è mai successo niente di simile, da nessuna parte. È stato giusto? Quale effetto ha avuto su chi era coinvolto? L’esperienza può persino insegnarci qualcosa sulla storia e sulla memoria, su noi stessi, sulla natura umana. Quindi, se nella forma questo libro può sembrare troppo compiaciuto, nello scopo non lo è. Io non sono che una finestra, un esempio, un mezzo per raggiungere un fine, l’oggetto di un esperimento. Per farlo, devo esplorare non solo un dossier, ma una vita: la vita della persona che ero allora. Il che, in caso ve lo foste chiesti, non è come dire «la mia vita». Quello che noi chiamiamo «la mia vita» non è che una versione costantemente riscritta del nostro passato. «La mia vita» è l’autobiografia mentale con la quale e per mezzo della quale ciascuno di noi vive. Ciò che davvero è successo è tutta un’altra storia. Cercando un me stesso perduto, cerco anche un tempo perduto. E cerco delle risposte alla domanda: in che modo l’uno ha plasmato l’altro? Il tempo storico e il tempo personale, il pubblico e il privato, i grandi eventi e le nostre singole vite.

DUE PAROLE

A diversi anni di distanza, il giornalista e autore del libro recupera il “dossier” della sua storia. Una cartella negli archivi della Stasi in cui la polizia segreta della DDR raccoglieva informazioni sulla sua vita privata. Aiutandosi con il suo diario personale del tempo, Ash ripercorre le sterili pagine di relazione segreta sulla sua persona, ricostruendo la sua stessa storia. Il testo mostra come, a differenza di altri regimi, il sistema della Germania dell’est fosse non solo capillare bensì quasi paranoico. L’organizzazione teutonica, il perfetto orologio germanico della funzionalità,  sposando il complottismo nevrotico tipico di ogni regime, ha creato un mostro con milioni di occhi e milioni di orecchie. L’autore si sofferma sul ruolo centrale degli “IM”, ovvero gli informatori popolari, civili, al soldo dell’ideologia o (come nella maggior parte dei casi) dello status quo pubblico. Ovviamente spiati a loro volta. Ash, non alieno all’auto critica, riflette sul suo stesso lavoro di informazione. In veste di giornalista, impegnato nel raccontare l’accaduto, si trova a sua volta a informare terze persone della vita di altri. (Mi si permetta la citazione cinematografica, che non è certo a caso).