Oggi non ho toccato neanche una Winston. L’idea di procurarmi un bel cancro a gratis mi fa accapponare la pelle, così ho fumato tutto il giorno Camel acquistate qualche tempo fa. Converrete che l’idea di avere qualcosa senza faticare o essersela sudata non è affatto accattivante. Come siamo fatti male. Ieri il Fred, dopo la caduta in bagno, ci ha spiegato che il corpo di ogni essere umano si irrigidisce quando casca per terra e si paralizza per qualche secondo in modo da gestire eventuali traumi. Immagino fila di gente spiaccicata per terra con il corpo che sussurra “aspetta un attimo. Sei sicuro di essere pronto a camminare? Non è ancora ora di alzarsi”. Apro gli occhi con una lunga colata di bava sul cuscino. I miei compagni sono scesi a fare colazione lasciandomi dormire. Prima di lasciare Taormina decidiamo di visitarla. Dopo aver fatto un giro in centro saliamo la via del castello. C’era un bel film che ho visto qualche anno fa che si chiama “the believer” e nel film, non ricordo in che senso, il protagonista percorreva vorticosamente una tromba di scale come a trottolare nella sua coscienza. Se in vita vostra avete mai provato a percorrere una lunga scala tortuosa capirete di cosa diavolo stia parlando. (Penso che la scena sia stata rubata ad un film di Olivier che rivisitava Shakespeare, quando Amleto sale un’infinita rupe a ridosso del mare per andare a recitare il famoso monologo sull’esistenza, ma potrei sbagliare tutto, film compresi). Il punto è: la scalinata cocente sotto il sole allo zenit per arrivare al castello di Taormina richiamava proprio quel genere di cose introspettive. Salendo metto le mani sui fianchi, il sudore li ha resi freschi e morbidi e il pensiero va subito alla donna. Ad una donna. Dalla vista sulla piazzetta, tutto è più chiaro. Il mare è golfo, i bagnanti sono puntini insignificanti e l’orizzonte è una linea netta. Sul balcone panoramico facciamo l’incontro più bello della giornata. Giovanni Ponturo compie oggi 75 anni, almeno così dice. Comincia a parlarci di Taormina sotto il fascismo e noi ci incuriosiamo subito, attaccando bottone. Ha la braccia martoriate di cisti o gangli giganteschi, sembra sia fatto d’uva. Vorrei raccontarvi per bene ogni cosa che ha snocciolato ma mi è difficile –e vi annoierebbe- riassumere in prosa tre ore di discorso ininterrotto. Per darvi qualche assaggio, per rendervi il personaggio più appetibile e meno irreale, posso dirvi che il signore qui citato parla quattro lingue, ha vissuto più di quindici anni a Parigi per amore di sua moglie che non avrebbe potuto altrimenti sposare in Italia, è stato investito e mandato in coma da uno che di cognome faceva “Sicilia” (guarda la vita che simpaticona), aveva un fratello praticamente uguale a Tony Curtis con dei capelli talmente belli e delicati da dover usare due tipi di brillantina diversi (dura per i lati e morbida per il ciuffo). Giovanni faceva i cocktail più buoni del mondo per i suoi clienti americani, negli anni quaranta guadagnava più di un acre di terreno al giorno, sua madre –da lui odiata- gli rubò settantacinque mila lire dal cassetto e gli scambiò i vestiti con quelli del padre poche ora prima di dover partire per chissà dove; venne accusato di essere ladro e ne uscì a testa alta; mai nessuno –nemmeno Dio in persona- avrebbero potuto permettersi di dargli del bugiardo e del traditore; un giorno vinse al totocalcio centoventi mila lire quando ancora le lire valevano uno sproposito, ha sempre ambito –sin dalla gioventù- ad amicarsi gente più intelligente al fine di imparare qualcosa ed infine scoprì di essere persino preveggente. La maggior parte di queste cose elencate è vera. Per il resto vi consiglio di venire a trovarlo. Se è in gamba come penso, salutatecelo. Si ricorderà di noi.
Lasciato il vecchio arriviamo a Giarre che sembra ed è un paese bruttissimo, privo di cose da vedere e poco accogliente ma la nostra idea è di sfruttarlo come punto di appoggio. Soggiorniamo in un cortiletto accanto ad un negozio di capigliature. Non è un hotel ma una specie di appartamentino. Ora è tardi, siamo appena rientrati da un giro ai giardini Naxos, altro posto spregevole e mediocre, dove abbiamo sentito della musica spregevole e mediocre. Do vita ad una delle ultime Camel, ho quasi finito il pezzo e fra poco lo rileggo da capo per vedere se ho fatto errori. Il giardino qui di fronte è buio pesto.