13 Agosto – Agrigento (Girgenti)

Mi è capitata una cosa singolare. Circa vent’anni fa, durante un viaggio in Umbria con i miei genitori, conobbi una coppia di Agrigento che condivise l’albergo con noi per una settimana e quest’oggi, nel tardo pomeriggio, siamo finiti in un bed and breakfast dove c’era questo signore fuori dalla porta che ho riconosciuto come parte di quella coppia e l’ho interrogato sulla sua identità e ho avuto ragione e siccome anche lui poi si è ricordato di me nonostante i baffi, i centimetri, i villi e i peli sulle gambe in più siamo andati a bere il limoncello e mangiare fichi d’india con marmellata di ciliegie a casa sua dopo cena e c’era anche sua moglie ovviamente e loro hanno chiamato a casa mia che era già mezzanotte passata e i miei hanno preso un colpo ma poi si sono scambiati i convenevoli su come sia piccolo il mondo o bizzarra la vita. Oggi abbiamo fatto un sacco di cose. In mattinata siamo stati a Siracusa a cercare la tomba di August Von Platen. Non l’abbiamo trovata perché il museo dove è custodita è una schifezza. In compenso abbiamo fotografato di nascosto un libro sulle tombe, le epigrafi e gli epiteti siciliani, di modo che il mio amico Stefano possa meglio scrivere la sua tesi su August Von Platen. Ci rimane comunque da capire come mai Mussolini usasse invitare a Siracusa la gente quando voleva fare bella figura. Dopo aver gironzolato per i fori antichi e per il centro siamo andati a Ortigia, cioè l’appendice affascinante e delicata di Siracusa. La sua piazza è sublime, specialmente quando i bianchi del marmo e del porfido spaccano il cielo blu con prepotenza. Mi ero preparato un discorso sulle letture che stiamo facendo io ed i miei amici ma ora sono stanco stanco stanco stanco stanco e non ho molta autonomia quindi facile che ve lo proponga domani o dopo. Pochi minuti fa, in chiusura di locale, ho chiesto una bottiglietta d’acqua alla barista la quale, per accontentarmi, me l’ha lanciata maldestramente facendo esplodere a terra tutti i bicchieri del bancone già puliti e ordinati. Mentre raccoglievo la bottiglia e sorseggiavo tutto contento l’acqua fresca (avevo molta sete) un tizio sull’uscio del bar mi ha rivolto almeno una ventina di bestemmie pulite pulite senza nessun intercalare. Le diceva lentamente, come se avessi dovuto interpretare il suo disappunto e la sua rassegnazione. Immagino che secondo lui non si debba servire più da bere quando la cassa è chiusa. Stanotte dormo in un letto a castello. Devo ancora risolvere il problema di posare il computer, andare al bagno e tornarmene a dormire quando finisco il diario.