Vladimir Sorokin – La giornata di un opričnik

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Un autista di stato mi accompagna a casa sul mio stallone. Sto lì mezzo disteso tra la veglia e il sonno. Mi balena davanti Mosca di notte. Abeti-tetti. Tetti-abeti. Un tetto di abeti con un velo di neve. Bello uscire dalla rigida Mosca dopo una giornata di lavoro proficua e tornarsene fuori città. E congedarsi da Mosca. Perché Mosca è la testa di tutta la Russia. E nella testa c’è il cervello. Di notte quello è stanco. Nel sonno canta. E nella sua canzone c’è movimento: contrazione, distensione, tensione. Formano la portata necessaria molti milioni di Volt e Ampere. Ci vivono dottori d’energia. Ci brillano mattoni atomici. Fischiano e si mettono in fila. Si cementano gli uni agli altri. Si attaccano saldamente per migliaia di secoli. Di questo è fatto l’uomo.


DUE PAROLE

Siamo nella Russia del 2027. Il regime zarista è stato restaurato e il romanzo descrive la giornata tipo di Andrej Komjaga, uno dei membri della pletora personale del sovrano chiamati opričnik. Dedicati alle epurazioni, agli affari loschi, alle vendette personali e al mantenimento di uno stato di terrore, gli opričnik passano la loro quotidianità fra orge di fratellanza, largo utilizzo di droghe, vizi, corruzioni, stupri punitivi e sistematico sfruttamento della violenza. Sono gli esecutori, un branco talmente accecato dalla fedeltà verso il padrone, da provarne estasi volitiva.
L’ambientazione angosciante, così come i toni utilizzati dal narratore, non sono però nulla di nuovo nel panorama dei romanzi distopici. Una lettura che vuole forse troppo colpire per immagini e che, giunta al suo termine, poco lascia in dote al lettore. Una luce opaca, poco brillante, come quella del bianco Cremlino descritto da Sorokin in queste pagine.

 
INFO UTILI
165 pagine, 2 ore e mezza di lettura circa.
Atmosphere Libri (ISBN : 9788865640500)

in copertina – Valentin Serov, il ratto di Europa