Boris Akunin – L’avvocato del diavolo


Cosa devo ricordarle? Che la sua banda ha preso la Russia quando era fra le nazioni più libere al mondo e poi l’ha trasformata in un gulag? DIAVOLO: Deve ricordarle che, alla fine dello scorso secolo, in Russia regnava il caos. Le sue risorse naturali erano divise fra gli oligarchi che, senza vergogna, sotto gli occhi di tutti, si davano battaglia per comandare lo Stato. Che l’élite politica era spaccata. Che nel Paese imperversava una sanguinosa guerra civile, che abrek  8 terribili mozzavano teste e facevano esplodere ordigni. Che i governatori si comportavano come piccoli zar. Che ovunque regnava la criminalità. Che la gente viveva in condizioni di grandissima povertà. Nel giro di pochi anni, la nostra, come la chiama lei, banda ha portato a termine tutte le fatiche di Ercole. Abbiamo rimesso gli oligarchi al loro posto, strigliato i politicanti, ristabilito l’ordine nel Caucaso, placato i pezzi grossi delle regioni e messo in galera i criminali, abbiamo aumentato il tenore di vita, abbiamo riportato la Russia nel club delle grandi potenze. IO: Ma a che prezzo? Annientando il parlamento, la libertà di stampa e l’indipendenza della magistratura, alimentando la corruzione? DIAVOLO: Il sistema che noi chiamiamo “democrazia sovrana” non prevede la divisione dei poteri. Si tratta di una via, la divisione dei poteri, che non appartiene alla Russia, in quanto foriera di discordia e disgregazione. E quella che lei chiama “corruzione” è, invece, propria della Russia, è il metodo tradizionale usato per stimolare e controllare l’élite. Si usava, anticamente, far “sedere a tavola” una persona con una funzione pubblica e farla “alzare da tavola” se si dimostrava inadatta.  9 In Russia, infatti, non c’erano i feudatari, ma i proprietari terrieri. In cambio del servizio, venivano dati loro terre e servi della gleba, come concessione temporanea. Ma fare un excursus storico davanti ai giurati non è necessario, si annoierebbero. Preparerò per lei un elenco di storie concrete ed emotivamente forti su come il non aver seguito la legge alla lettera e l’aver messo in pratica le ingerenze amministrative, le mie ingerenze, abbia salvato delle vite e aiutato a risolvere situazioni di crisi che un governo democratico non avrebbe mai superato. Ricorderà alla giuria quanto vergognoso è stato il comportamento del potere nei confronti di Basaev e Raduev,  10 generando nuovi terroristi, e con quanta decisione e spietatezza, ma anche efficacia, noi abbiamo annientato la piaga del terrorismo. IO: Ha intenzione di rivendicare il Nord-Ost e Beslan?!  11 DIAVOLO: Boris Grigor’evič, lei è un uomo maturo, ha una certa età. Quando gli israeliani al tempo rifiutarono di portare avanti qualunque trattativa con i terroristi palestinesi e gli ostaggi sono morti, questo non la indignò, vero? Lei magari applaudì Golda Meir. IO: Ascolti, non riuscirà a convertirmi alla sua fede. Sta solo perdendo tempo inutilmente! E poi, c’è un argomento che fa crollare tutte le sue fantasie governative. Se l’autocrazia è così meravigliosa, come mai ha portato la Russia a questo collasso? La nazione sta cadendo a pezzi. DIAVOLO: Di come e perché è successo, ne parliamo la prossima volta. Ma, a parte quello, io non voglio farle cambiare idea. Io voglio, prima di tutto, che lei convinca la giuria che Vladislav Chomjačenko non è un uomo corrotto. Se ha intenzione di assumere onestamente, secondo coscienza, il ruolo di mio difensore, usi la sua abilità di scrittore per presentarmi come un uomo con una sua verità: “Un uomo che avrà, forse, anche sbagliato, ma che desiderava il bene della nazione, voleva il meglio, per lei”. Se, con il suo aiuto, i giurati non vedranno davanti a sé il diavolo, ma un uomo, saremo già a metà dell’opera. IO: E l’altra metà qual è?

DUE PAROLE

Delusione. Un romanzo che aveva tutte le caratteristiche per essere una lettura interessante: brevità, umorismo, sguardo al futuro, satira politica, russofilia. Purtroppo l’ho trovato annacquato (in termini di qualità). Mi è sembrato sbrigativo nell’elaborazione delle cause e molto vanaglorioso (sicuramente anche in favore dell’umorismo) per la classica autocelebrazione l’autore. Certo, scrittore significa vanagloria, non è una novità, e Akunin riesce anche a proporla in chiave satirica, purtroppo però il risultato non riesce comunque ad affrancarsi dalla sua centralità. La trama immagina che in un futuro non molto lontano il più grande scrittore russo vivente si trovi a difendere il diavolo (l’ex capo di stato con il passato nel kgb…) di fronte a tutto il paese. Il tutto viene propinato in un centinaio scarso di pagine. Ma non è questo, a mio avviso, il punto dolente. Si può essere causitici soprattutto con la brevità, se usata sapientemente. Il problema è che i temi e le accuse mi sono sembrate ritrite, un lamento anti-establishment che si è visto ovunque, persino in Italia! Se questo è il più grande intellettuale russo schierato contro il regime, Putin ne sarà ben contento!