Day 10 – Suceava

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Piatra Neamț è una delle città più brutte che mi sia capitato di vedere. Interrogandoci se il clima influenzi o meno la nostra opinione, facciamo un breve giro per il centro prima di abbandonarla il più rapidamente possibile. La regione è ancora infestata dalla piaga dei matrimoni, hotel e ristoranti sono completamente occupati a riverire i festeggiati. Riusciamo a mangiare e dormire di fretta, con l’ansia perenne di una dama bianca in ingresso dalla porta. In mattinata ci prefissiamo di raggiungere Suceava, comoda base di appoggio per i piani futuri. Per giungerci sostiamo a Târgu Neamț dove scrutiamo la valle sottostante dalla vecchia cittadella costruita per volere dell’antico re moldavo Ștefan cel Mare. Giunti a Suceava, la seconda città più grande della regione, blocchiamo subito una camera e troviamo come spendere il resto della giornata. Qui il tempo sembra un oceano piatto divorato da correnti invisibili. All’immobile specchio d’acqua che riflette una città prolifica, industrializzata una quarantina di anni fa, si contrappone, nel suo moto inesorabile, il lento effetto corrosivo del tempo. Le vecchie e operose fabbriche si sgretolano vestendosi di ruggine. I metalli opachi faticano a riflettere il pallido sole nucleare che sbuca dalle nubi. Lo scintillio spento di una solidità crollata assieme al muro. E con le costruzioni, si sfaldano anche i volti degli abitanti, dei rom elemosinanti, dei cavalli emaciati che trascinano inutili carichi di un lavoro che pare non esistere, o sopire silenzioso come solo un mare in bonaccia può fare.