“Caro amico, benvenuto nei Carpazi. Vi attendo con ansia. Dormite bene questa notte. Domattina alle tre parte la diligenza per la Bucovina, sulla quale è stato fissato un posto per voi. Al passo Borgo sarete atteso dalla mia carrozza che vi condurrà da me. Spero che il viaggio da Londra sia stato buono, e che vi sia piacevole il soggiorno nel mio bel paese. Il vostro amico Dracula”.
Così il conte accoglie, in una delle primissime pagine del capolavoro di Bram Stoker, il giovane Jonathan Harker in viaggio da Bistrița verso il suo castello. Come lui, anche noi entriamo in Transilvania dal nord, ma da un angolazione leggermente più orientale. Guadagnando tempo nella giornata di ieri, abbiamo approfittato delle energie rimaste per accorciarci la strada verso la terra sassone. L’ingresso è una piccola rivoluzione architettonica. Abituati come eravamo alle case pacchiane degli arricchiti esterofili del nord, trovarci di fronte a basse e modeste abitazioni dal volto germanico ci stupisce. La terra, seppur verde e rigogliosa, pare di un’altra nazione. Il colmo dei tetti di piega a becco, le proporzioni rimpiccioliscono e le finestre si adornano. Dedichiamo l’intero pomeriggio a Biertan, un delizioso borgo sviluppato attorno al più classico dei castelli transilvani. L’unica strada asfaltata arriva direttamente alla piccola piazza sotto la sua corte. Camminandoci attorno ci accorgiamo di come immediatamente i vicoli diventino polverosi e zeppi di ciottoli. Le pensioni dove chiediamo un letto sono nascoste, così sembrano i loro abitanti. Sebbene il sole abbagli alto nel cielo, la cittadina pare più che mite, fatta eccezione per un paio di mendicanti in cerca di elemosina. Lasciamo le sue case colorate e la collina ondulata alla sinistra staticità del castello e cerchiamo rifugio in Simișoara. Lo troviamo nel centro della vecchia cittadella, ma questo posto lo racconto domani. Adesso devo tosare Mattia.