Roberto Alajmo – Repertorio dei pazzi della città di Palermo


Uno era Turidduzzu Mezzanotte, che dormiva di giorno e lavorava di notte. Faceva il sarto a Polizzi Generosa. Dicevano che era pigro, ma non era vero, solo che lavorava dal tramonto all’alba. Lavorava e pensava. Inventò un attrezzo di sartoria che serviva a calibrare perfettamente il taglio da dare al cavallo dei pantaloni da uomo. Inoltre scoprì un difetto nei distributori automatici di sigarette, individuò un rimedio e lo segnalò alle case produttrici, ma invano. Dopo la guerra diventò comunista e proprio per questo, quando chiese il visto per emigrare in America, glielo negarono. Fece domanda più volte, ma glielo negarono sempre. Allora provò a saltare il consolato e a rivolgersi direttamente al presidente degli Stati Uniti. Per cercare di ingraziarselo, decise di confezionare un vestito su misura per Nixon. Fu un lavoro di molti mesi, complicato dall’impossibilità di prendere direttamente le misure del destinatario. Turidduzzu Mezzanotte si arrangiò: ogni volta che Nixon appariva in televisione cercava dei riferimenti nel mobilio o nelle porte, in modo da riuscire a inquadrarne la taglia. Quando finalmente il vestito fu pronto, lo spedì indirizzandolo alla moglie del presidente, perché gli sembrava che fosse più logico così: sono sempre le donne che si occupano dei vestiti dei loro mariti. Spedì il pacco e aspettò. Aspettò molti mesi, fin quando a Polizzi arrivò una limousine nera così lunga che, una volta in piazza, non riusciva nemmeno a fare manovra. Sul cofano c’erano due bandierine a stelle e strisce. La macchina si fermò e ne scese un funzionario dell’ambasciata di Roma, che aprì il cofano e ne trasse un pacco: il vestito di Nixon. Turidduzzu Mezzanotte venne svegliato, visto che era ancora mattina, e ascoltò le scuse del funzionario: il presidente degli Stati Uniti non poteva accettare doni di valore. Sentendolo, Turidduzzu Mezzanotte rimase assorto per qualche secondo e poi esplose: «È un cretino!». Ma alla fine in America in qualche modo ci andò lo stesso.

DUE PAROLE

L’ennesima reinterpretazione, rimpasto, dell’antologia di Spoon River che nulla aggiunge e nulla toglie allo sguardo irriverente dell’uomo di paese affascinato dall’ecosistema di pazzi che lo circondano. Il confine fra follia e rutinaria normalità è labile, sono gli occhi dell’osservatore che fanno la differenza. Ne esce un libro comico, divertente da leggere, di una piacevole leggerezza estiva che meglio si gusta, se si ha avuto il piacere di bazzicare la Sicilia.