Adrian Rogoz – Pianeta Morphy

Trasformare un pianeta in un giocatore di scacchi, ecco un’idea straordinaria e affascinante! Ma in che modo? Per diventare scacchista, Tehom avrebbe dovuto possedere ciò che si chiama “raziocinio”, avere cioè un suo encefalo, oppure, come in certi miti, che fosse esso stesso un cervello. Un’entità veramente fantastica! Soprattutto ricordandosi dei due soli con le loro perturbanti gravitazioni… Anche l’intensità delle partite che continuava a giocare era sopraffatta dall’ossessionante immagine d’un pianeta dotato di raziocinio.  Quale incommensurabile quantità di cellule nervose potrebbe avere un simile colosso? Dav avvertì un male alle viscere e per un attimo si chiese se avrebbe accettato d’impegnarsi nella lotta, conoscendo la natura del suo rivale. Poi, come sospinto da quella febbrile follia, spesso manifestata dai matematici alle prese con l’infinito, si disse che avrebbe affrontato perfino il Cosmo, se questo avesse potuto giocare agli scacchi. 

DUE PAROLE

Viaggi interstellari fra galassie popolate da pirati, re e contrabbandieri. Un futuro fantascientifico dove si è diffuso il “gioco che la terra ha donato allo spazio”, gli scacchi. Il fortissimo e imbattibile Dav Bogar, ossessionato dalla ricerca di uno sfidante alla sua altezza, trova finalmente pane per i suoi denti. Una macchina artificiale progettata dallo scacchista intergalattico più forte di tutti i tempi. Giunto nella sua tana per sfidarla, il protagonista si accorgerà, giocandoci, di trovarsi di fronte a tutt’altro. è infatti l’intero pianeta, e non un mera costruzione artificiale, a padroneggiare il gioco e dominare i suoi sfidanti (digerendoli persino, quando distrutti alla scacchiera). Un leviatano, un mostro dalla grandezza e dalla astuzia profonda quanto un insieme, un conglomerato pensante (per chi come me abbia avuto la fortuna di imbattersi nelle pagine di “Solaris” di Lem, capirà benissimo l’incomprensibile profndità di cui parlo). Ma non è solo delle vittime che il pianeta si nutre. In un viaggio atemporale e siderale Tehom trascinerà con sè anche il giovane genio degli scacchi, assorbendo la sua forza, inglobandolo nelle sue sinapsi ancestrali. Nelle venti partite interminabili a cui i due sfidanti si sottopongono si evincono numerosi significati e si gode di meravigliose riflessioni sul senso di intelligenza, di infinito e soprattutto di coescenza. Un gioco simbolo dello scibile umano, dei propri limiti, della propria anima.