
Dante era intriso di vite. E le incredibili presenze che avevano attraversato il corso della sua esistenza erano confluite tutte nel suo poema, realizzando così quel destino già scritto nel suo vero nome (Durante).
Ma che vita aveva avuto? In quale esistenze si era imbattuto? Quale tmpo aveva atraversato? Non conosceva il mondo, eppure aveva concepito una storia unirversale. Il più bel libro mai scritto dagli uomini. Come vi riuscì rimase un mistero. Per provare a svelarlo, e a sfiorare così un brandello di verità, resta forse una sola possibilità. Evitare di guardare lui per guardare ciò che guardò lui. Tentare, dunque, di vivere le vite degli altri.
Per comprenderle appieno, però, dobbiamo iniziare, ancoraa una volta, dal principio. Quello vero. Da Dio, dunque.
DUE PAROLE
L’epopea Dantesca, che narra le gesta, ma soprattutto il tempo e il contorno, del sommo poeta. Non mi avventuro in descrizioni inappropriate, lascio la paroooooooooooooola all’autore stesso che ha già sommarizzato perfettamente nel testo il senso della sua opera. “Facendo un passo verso la figura, dell’impercettibile pochezza del mio sguardun approcci che pendesse verso l’opera, perché questo avrebbe solamente ricaclcato i lavori altrui. Ma ho escluso anche un proposito biografico in senso classico, perché sarebbe stato altrettanto inutile. Quel che mi premeva era cercare di vedere Dante, non solo cogliendolo come un uomo del suo tempo, ma anche come un uomo NEL suo tempo. (…) Dante non è affatto l’arbritro di quei destini. Si è mescolato ad essi nella buona e nella cattiva sorte. (…) perché essite una differenza fra la storia come è avveuta e la storia come Dante ha voluto che fosse. Non si può, in definitiva, capire Dante se si parla solo di Dante, ricostruire la sua vita se si usa lui come fonte, capire il suo mondo se gli si lascia l’ultima parola.