27th april, Orkney Islands

Mi sveglio in ritardo questa mattina

scendiamo tutti per fare colazione

e al puma viene impartita una doppia razione

anche se non l’aveva chiesta come noi, prima.

 

Partiamo per il giro dell’isola, inizialmente a caso

senza cartina, seguiamo il consiglio del nostro amico

Sam che ieri ci aveva istruiti su un luogo antico

una tomba neolitica di nome Meashowe, la troviamo a naso.

 

Il primo tour di visitatori è appena partito e noi prenotiamo

un biglietto per l’una di pomeriggio, proseguendo per la strada

ci fermiamo alla cappella italiana, costruita su una landa rada

ci stiamo pochi minuti e subito giriamo la prua alla ricerca di ciò che amiamo

 

il whiskhey, l’higland park e la sua distilleria

fantastico, semplice, proprio sulla via

cercando, per la nostra stanchezza, l’unica buona terapia.

Mi piacciono i nomi che finisco in “ia”, fanno rima con poesia.

 

Acquistiamo diversi mignon, 16,18 e 21 anni, tre bicchierini così da rifornirci

di vera benzina, il nettare alcoolico per eccellenza

ma della bottiglia intera non possiamo rimanere senza

così compriamo anche un 12 anni da viaggio, quello da far fuori qui, per capirci.

 

La tappa a Meashowe si rivela noiosa e chiediamo informazioni per mangiare

una gentile signora ci consiglia uno dei pochi locali decenti

e, quando dici il mondo è piccolo, ci troviamo adiacenti

due signore che avevamo incontrate proprio nell’ultimo luogo toccatoci visitare.

 

Sono due hippie sulla cinquatina, una canadese, l’altra di glastonboury, cioè inglese

dicono incredibilmente di averci visto anche ad Edimburgo qualche giorno addietro

ci riconoscono in quanto italiani e, dopo alcuni convenevoli, ci rivelano un segreto:

di conoscere chi fa i cerchi nel grano! Tutti gli strambi li incontriamo a nostre spese!?

 

È fantastico, forse un po’ assurdo, non passa giorno senza che facciamo

incontri particolari, forse per il nostro essere, io penso probabilmente per come vestiamo

alla fine un kilt attira attenzione, nel bene o nel male

la gente è attratta parecchio da ciò che non è banale…

 

Chiedono di salutarci con un abbraccio, e le abbracciamo!

Chissà mai se le reincontreremo? Ma come per Sam la parola d’ordine è “vedremo”

qui si vive alla giornata, senza programmi precisi. Basta il tempo sereno

la musica giusta, una mappa e una bottiglia. Se tutto ciò fosse un filo, il resto sarebbe ricamo.

 

Oggi l’intreccio sembra perfetto, soffia il vento, fischia e gelido sbraita

seguiamo la costa, come circumnavigando questa piccola striscia di terra

c’è talmente tanta purezza che pare impossibile pensare alla guerra

i cervelli sono staccati, dediti soltanto a rincorrere i nostri pensieri, alla vita

 

ognuno di noi quattro ai suoi ricordi, a ciò che ha di più caro,

il mare del nord è una culla, un padre feroce di cui avere rispetto,

cui chinare il capo ed esser grato di esser nato, di aver intelletto

non solo questo aspetto che così poco conta di fronte all’intero creato.

 

Come vedete non c’è niente di particolare, oggi come ieri, come domani,

penso che ogni giorno si possa raccontare, che abbia il diritto di essere ricordato

e io grato sono nato fortunato con il solo reato di essere innamorato del fato

e di quello che ci sta facendo passare. Che malamente cerco descrivere a due mani.

 

La cima più alta di questo viaggio è stata raggiunta.

Ora si tratta di girare i tacchi e ridiscendere

verso sud. Verso l’orlo, poi il tacco e la punta.

Finché le ruote girano non v’è alcun motivo di cedere.

 

Notte… e scusate lo stupido ardire.