Mi sveglio in ritardo questa mattina
scendiamo tutti per fare colazione
e al puma viene impartita una doppia razione
anche se non l’aveva chiesta come noi, prima.
Partiamo per il giro dell’isola, inizialmente a caso
senza cartina, seguiamo il consiglio del nostro amico
Sam che ieri ci aveva istruiti su un luogo antico
una tomba neolitica di nome Meashowe, la troviamo a naso.
Il primo tour di visitatori è appena partito e noi prenotiamo
un biglietto per l’una di pomeriggio, proseguendo per la strada
ci fermiamo alla cappella italiana, costruita su una landa rada
ci stiamo pochi minuti e subito giriamo la prua alla ricerca di ciò che amiamo
il whiskhey, l’higland park e la sua distilleria
fantastico, semplice, proprio sulla via
cercando, per la nostra stanchezza, l’unica buona terapia.
Mi piacciono i nomi che finisco in “ia”, fanno rima con poesia.
Acquistiamo diversi mignon, 16,18 e 21 anni, tre bicchierini così da rifornirci
di vera benzina, il nettare alcoolico per eccellenza
ma della bottiglia intera non possiamo rimanere senza
così compriamo anche un 12 anni da viaggio, quello da far fuori qui, per capirci.
La tappa a Meashowe si rivela noiosa e chiediamo informazioni per mangiare
una gentile signora ci consiglia uno dei pochi locali decenti
e, quando dici il mondo è piccolo, ci troviamo adiacenti
due signore che avevamo incontrate proprio nell’ultimo luogo toccatoci visitare.
Sono due hippie sulla cinquatina, una canadese, l’altra di glastonboury, cioè inglese
dicono incredibilmente di averci visto anche ad Edimburgo qualche giorno addietro
ci riconoscono in quanto italiani e, dopo alcuni convenevoli, ci rivelano un segreto:
di conoscere chi fa i cerchi nel grano! Tutti gli strambi li incontriamo a nostre spese!?
È fantastico, forse un po’ assurdo, non passa giorno senza che facciamo
incontri particolari, forse per il nostro essere, io penso probabilmente per come vestiamo
alla fine un kilt attira attenzione, nel bene o nel male
la gente è attratta parecchio da ciò che non è banale…
Chiedono di salutarci con un abbraccio, e le abbracciamo!
Chissà mai se le reincontreremo? Ma come per Sam la parola d’ordine è “vedremo”
qui si vive alla giornata, senza programmi precisi. Basta il tempo sereno
la musica giusta, una mappa e una bottiglia. Se tutto ciò fosse un filo, il resto sarebbe ricamo.
Oggi l’intreccio sembra perfetto, soffia il vento, fischia e gelido sbraita
seguiamo la costa, come circumnavigando questa piccola striscia di terra
c’è talmente tanta purezza che pare impossibile pensare alla guerra
i cervelli sono staccati, dediti soltanto a rincorrere i nostri pensieri, alla vita
ognuno di noi quattro ai suoi ricordi, a ciò che ha di più caro,
il mare del nord è una culla, un padre feroce di cui avere rispetto,
cui chinare il capo ed esser grato di esser nato, di aver intelletto
non solo questo aspetto che così poco conta di fronte all’intero creato.
Come vedete non c’è niente di particolare, oggi come ieri, come domani,
penso che ogni giorno si possa raccontare, che abbia il diritto di essere ricordato
e io grato sono nato fortunato con il solo reato di essere innamorato del fato
e di quello che ci sta facendo passare. Che malamente cerco descrivere a due mani.
La cima più alta di questo viaggio è stata raggiunta.
Ora si tratta di girare i tacchi e ridiscendere
verso sud. Verso l’orlo, poi il tacco e la punta.
Finché le ruote girano non v’è alcun motivo di cedere.
Notte… e scusate lo stupido ardire.