Il piacere – Gabriele D’Annunzio

Virgilio socrate achille funi - nudo con drappeggio 1940

 

DAL TESTO

Un fenomeno assai frequente, nelle società moderne, è il contagio del desiderio. Un uomo che sia stato amato da una donna di pregi singolari, eccita nelle altre l’immaginazione; e ciascuna arde di possederlo, per vanità e per curiosità, a gara. Il fascino del Don Giovanni è più nella sua fama che nella sua persona. (…) La gente volgare non immagina quali profondi e nuovi godimenti l’aureola della gloria, anche pallida o falsa, porti all’amore. Un amante oscuro, avesse anche la forza di Ercole e la bellezza d’Ippolito e la grazia d’Ila, non mai potrà dare all’amata le delizie che l’artista, forse inconsapevolmente, versa in abbondanza negli ambiziosi spiriti femminili. Gran dolcezza dev’essere per la vanità di una donna poter dire: In ciascuna lettera ch’egli mi scrive è forse la più pura fiamma del suo intelletto a cui mi riscalderò io sola, in ciascuna carezza egli perde una parte della sua volontà e della sua forza; e più alti sogni di gloria cadono nelle pieghe della mia veste, ne’ cerchi che segna il mio respiro!

 

DUE PAROLE

La viziosità della nobiltà romana di fine 800 è il perimetro in cui si sviluppano le vicende del Conte Andrea Sperelli. Dopo un’intensa (e ovviamente fedifraga) relazione con Elena Muti, nobildonna di rara bellezza e voluttà, il giovane protagonista cerca di soffocarne il ricordo coltivando l’amore per Donna Maria Ferres, moglie del ministro del Guatemala. Distrutto dall’inarrestabile sentimento ancora provato per la prima, invischiato in una serie sempre più gravosa di bugie nei confronti della seconda, e a se stesso, lo Sperelli trasforma frustrazione e dolori sentimentali in un trascendente corteggiamento capace di condurre all’abbandono completo di Donna Maria nei suoi confronti. Devastato dall’amore non corrisposto della Muti, diventata in seguito signora Heathfield, che scoprirà poi essersi concessa persino ad un suo amico, Andrea Sperelli arriva a rovinare l’idillio con la Ferres gridando il nome della reale desiderata durante un momento di profonda intimità. Mentre davanti ai suoi occhi Roma scorre, assieme a tutta la sua bellezza, l’uomo rimane vuoto, empio, succube: solo. In un pallido parallelismo con la “Fosca” di Tarchetti, anche in questo romanzo il protagonista è portato a comprendere il senso della dualità attraverso il corpo della donna. Le profondità psicologiche de “il Piacere”, però, non sono così profonde ed ancestrali, sebbene il richiamo del constante duello fra sacro e profano (si pensi alla figura liliale della Ferres contrapposta a quella laida della Heathfield) richiami l’eterna lotta intestina tra il bene e il male che gorgoglia in ognuno di noi. A scontrarsi, qui, sono la borghesia e la nobiltà. Quest’ultima, tradita e forse distrutta per sempre dall’arrembante voluttà della borghesia perirà nella più profonda delle delusioni. Un miraggio tanto facile da conquistare quanto sfuggevole, passeggero e mercenario. Una chimera, una bandiera al vento, la peggiore di tutte le puttana.

 

INFO UTILI

325 pagine, circa 7 ore di lettura.

 

ORIGINI

Il Piacere – 1889 – Corriere della sera i grandi romanzi italiani (ISBN 9771129085155)

Virgilio Socrate Achille Funi – Nudo con drappeggio – 1940