Voltò la testa al crinale e ci vide una parte di Ivan, sempre accoccolato e attento al lungo, complesso pendio. Arrivò sotto il portichetto. «Fulvia, Fulvia, amore mio». Davanti alla porta di lei gli sembrava di non dirlo al vento, per la prima volta in tanti mesi. «Sono sempre lo stesso, Fulvia. Ho fatto tanto, ho camminato tanto… Sono scappato e ho inseguito. Mi sono sentito vivo come mai e mi son visto morto. Ho riso e ho pianto. Ho ucciso un uomo, a caldo. Ne ho visti uccidere, a freddo, moltissimi. Ma io sono sempre lo stesso».
DUE PAROLE
Il valore della letteratura partigiana qui rappresentato in una delle sua massime espressioni. Un autore d’azione, di esperienza vissuta. Le pagine di Fenoglio colpiscono perché trasudano la sua verità, ciò che è stato narrato perché visto dagli occhi e provato dalla pelle. Una questione privata è l’impresa in cui si getta Milton, un partigiano badogliano che, come molti suoi altri compagni, agisce in parziale solitudine nel tentativo di recuperare il suo miglior amico Giorgio, preda di una squadra fascista.