La sola ragione logica per sottoporlo a queste prove dolorose doveva essere una sorta di curiosità burocratica. Probabilmente la giustificazione era il desiderio di dimostrare concretamente che lui non era umano, che era davvero ciò che loro avevano sospettato. Sospettato, ma non ammesso finora a causa dell’assurdità della cosa. Se questa era la loro linea di condotta, come sembrava che fosse, avevano commesso un grosso errore di partenza. Poiché, a prescindere da qualsiasi attributo non-umano da loro constatato, sarebbe sempre più plausibile qualificarlo come un caso clinico, un mutante, un anormale, che non provare la sua provenienza da un altro pianeta. Eppure pareva che non si accorgessero di queste difficoltà. Che cosa speravano di scoprire nei particolari che già non conoscessero nel complesso? E che cosa potevano provare? E in definitiva, anche con prove inoppugnabili, che cosa avrebbero potuto fare? Ma a lui non importava molto, non importava che cosa avrebbero trovato in lui, e non gli importava nemmeno molto di quel vecchissimo progetto concepito vent’anni fa in un’altra parte del sistema solare. Immaginava, senza pensarci su troppo, che comunque, tutto fosse finito, e provava un leggero senso di sollievo. Desiderava soprattutto che la smettessero con i loro infernali test, esperimenti e interrogatori e lo lasciassero in pace. L’essere in prigionia come si trovava ora, non era un problema per lui, sotto vari aspetti era molto più consono al suo modo di vivere e più soddisfacente che non la libertà.
DUE PAROLE
In un inarrestabile monologo, un settantenne dalla buona memoria e dalla sfrenata fantasia racconta frammenti della sua vita ai tempi dell’Impero asburgico. I suoi ricordi di soldato «nell’esercito più bello del mondo», di operaio in una fabbrica di birra e di calzolaio per la ditta Salamander di Vienna si intrecciano con le storie di cappellani che scappano con qualche bella figliola, principi ereditari che si suicidano per amore, sfortunati cuochi militari che perdono la loro fasciatura nell’impasto per le salsicce, assassini seriali, donne vogliose e giovanotti che fanno figli a ripetizione ma «per prova»… Il tutto condito con strampalate massime attinte da un fantomatico libriccino intitolato Autoprotezione e igiene sessuale.