Cormac McCarthy – La strada


Si svegliò che era quasi mattina, il fuoco ridotto a un mucchio di brace, e uscì sulla strada. Tutto era illuminato. Come se finalmente il sole perduto stesse tornando a splendere. La neve arancione e tremula. Nel bosco un incendio avanzava verso le creste della polveriera sopra di loro, sfavillando e luccicando contro il cielo coperto come un’aurora boreale. Rimase lì a lungo, nonostante il freddo. Il colore del fuoco gli smuoveva qualcosa dentro che aveva dimenticato da tempo. Fai un elenco. Recita una litania. Ricorda.

DUE PAROLE

La realtà post apocalittica lascia spazio solo a pochi sopravvissuti. In un mondo completamente ricoperto di cenere e devastazione, la strada rimane simbolo di civiltà e Via. È su di essa (o a bordo di essa) che i protagonisti camminano verso l’ignoto. Senza nemmeno disporre di una vera destinazione, che non sia la blanda idea di recarsi a sud e sulla costa per trovare una clima più mite. Gli orrori che la coppia vede sono il punto in comune di due generazioni che non capiranno mai l’una con l’altra. Quella autodistruttiva del padre, pur dotata di ciò che fu la prosperità e la bellezza, e quella del bambino, che invece ha conosciuto solo grigiore, fame, morte, desolazione, abbandono e sofferenza. Ma il “portatore del fuoco” come il bimbo stesso si definisce, è effettivamente l’unico ad avere la scintilla, la minuscola fiammella di fiducia nel prossimo. È lui, effettivamente, l’unico in grado di provare compassione e di emozionarsi ancora di fronte alla famelica malattia umana.