Day 07 – Oradea / Chișcău

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Non mi sono mica dimenticato di misurarmi il naso ma la sveglia suona sempre presto. Questa mattina, come ieri, alle sei iniziamo a prepararci per partire il prima possibile. Ci attende un lunghissimo viaggio verso ovest, verso il parco naturale dell’Apuseni. Per spezzare i quasi trecento km di tragitto, che ci costerà poi più di cinque ore di sola andata, ci fermiamo a Oradea per bere un caffè e sbrigare alcune pratiche amministrative. Ieri abbiamo preso una multa per divieto di sosta, vogliamo cercare di espiare i nostri i peccati con vaglia postale. Le menti e gli stomachi sono annebbiati, ieri sera, ospiti del fratello di Ana, abbiamo tolto i freni alla nostra fame e banchettato con birra e palinka per tutta la sera. Il cibo non era da meno, pane al formaggio, cinghiale ai peperoni, arrosto d’agnello con ripieno di pane, uova e interiora, bistecca di manzo, impossibilità di rifiuto. Ma questo i signori delle poste non lo sanno, non ci accolgono nel migliore dei modi. La burocrazia svogliata sorda e arrogante si erge più imponente di un monumento comunista. Insomma, alla fine, pur mettendoci tutta la buona volontà la multa non riusciamo a pagarla. Per le strade di Oradea i viali espongono bandiere rumene appaiate a blu stellato europeo. C’è un forte senso d’Europa qui, tanto che i cartelli ai semafori rammendano agli automobilisti di non lasciar soldi agli zingari. Mi perdo per alcuni minuti su questa considerazione: la bandiera rumena sta a quella armena come quella italiana sta a quella ungherese. Ciò non porta a nulla. La cittadina di Chișcău si raggiunge con una via distrutta dai lavori stradali. Visitiamo la grotta dell’orso, una spettacolare camminata nella roccia, con androni giganteschi dove migliaia di anni albergavano orsi bruni. L’ambiente è alieno e surreale, la visita guidata e turistica. Sulla via di ritorno ci prendiamo più tempo per passeggiare in Oradea. Il centro ha una zona pedonale dove si stagliano edifici art nouveau in completo disfacimento. Il tutto evoca una lontana reminiscenza ungherese, di un Mucha dimenticato. Domani sarà l’ultimo giorno a Gherta, tornando prendiamo la rincorsa verso est.