Day 08 – Gherța Mica

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Oggi è un giorno speciale, anzi, diciotto o diciannove volte speciale. Non solo si festeggia la Madonna, ma qui a Gherta si annunciano i matrimoni di quasi una ventina di coppie. Il paese è in subbuglio e noi siamo invitati alla festa. Jeje, Ana e Lavinia sono persino vestite con abiti tradizionali. Purtroppo nessuno può prestarci abiti maschili, quindi presenziamo in borghese. Gli uomini indossano una casacca bianca perlata, rifinita da gioielli neri e pantaloni eleganti. In testa un copricapo cilindrico, nero anch’esso, con un lungo pennacchio simile a una piuma di pavone. Le donne portano una giubba rigida floreale, maniche larghe e tozze, una sottana bianca, una gonna a ombrello molto pesante ed elaborata che staglia gli steli delle gambe fino agli stivaletti bruni e lucidi. Il motivo floreale, presente sia sulla gonna che sul rigoroso foulard a nascondere i capelli, esaltano l’immagine del fiore e della bellezza della natura. Quando arriviamo alla chiesa sembra di stare in un giardino mormorante. L’edificio è talmente gremito che centinaia di persone occupano il cortile antistante. All’interno, il prete elenca le coppie che si uniranno in matrimonio, sottolineando pubblicamente l’ammontare della questua versata. Finita la cerimonia comune, l’enorme serpente di santi e fiordalisi compie, salmodiando, tre giri intorno all’edificio. È tempo degli inviti ora e l’intero corteo, forse anche l’intero paese, si riversa in mezzo alla strada, bloccando il traffico in un garbuglio inestricabile. Si attende, a turno, di poter accedere al patio comunale per annunciare il proprio sposalizio. Nell’angolo esterno una manciata di musicisti zigani schitarrano e sviolinano. Le chitarre prive di tutte le corde regalano accordi serrati e invariabili. Sopra, gli arabeschi striduli degli archetti vibrano velocissimi. Il ritmo è dato dal battito dei piedi dei ballerini che picchiano i tacchi sulla pista di legno. Tutti ballano. Finita la prima danza, il testimone della sposa annuncia alla platea generalità, giorno e ringraziamenti. Strilla come un banditore del medioevo, scosciano gli applausi, si ricomincia a danzare. Mentre le coppie e i relativi invitati occupano il loro momento di gloria, gli altri sposini, in attesa di annuncio o già annunciati, girano tra le persone con bottiglie di palinka offrendo ad ognuno un sorso di grappa che sottende anche l’invito al proprio matrimonio. Quando ancora gli zingari suonano noi torniamo a casa. I grazie che possiamo dire ad Ana e alla sua ospitalità si sprecherebbero. Meglio partite in sordina, tenendoci dentro i volti, la bellezza e la generosità di Gherta Mica. E come per ogni partenza riponiamo mestamente nello zaino tutta la nostra malinconia.