Isaac Asimov – Neanche gli dei

Il plutonio 186, stabile nel loro universo, contiene troppi protoni, oppure troppo pochi neutroni, per essere stabile nel nostro con la sua interazione nucleare poco efficiente. Perciò, una volta nel nostro universo, il plutonio 186 comincia a irradiare positroni, emettendo nel contempo energia, e, per ogni positrone emesso, all’interno del nucleo un protone si trasforma in un neutrone. Alla fine, dopo che per ogni nucleo venti protoni si sono trasformati in neutroni, il plutonio 186 è diventato tungsteno 186, che in base alle leggi del nostro universo è stabile. Durante il procedimento per ogni nucleo sono stati eliminati venti positroni, i quali si scontrano e si combinano con venti elettroni, annullandoli e liberando altra energia, di modo che, per ogni nucleo di plutonio 186 che ci viene inviato, il nostro universo finisce col perdere venti elettroni. “Nel contempo il tungsteno 186 che è entrato nel para-universo è colà instabile per la ragione opposta: secondo le leggi del para-universo ha troppi neutroni, oppure troppo pochi protoni. I nuclei del tungsteno 186 cominciano a emettere elettroni, liberando contemporaneamente energia, e per ogni elettrone emesso un neutrone si trasforma in un protone finché, alla fine, si riforma il plutonio 186. Pertanto, con ogni nucleo di tungsteno 186 mandato nel para-universo, quest’ultimo aumenta di venti elettroni. “Il plutonio/tungsteno può compiere il suo ciclo all’infinito, avanti e indietro dal nostro universo al para-universo, liberando energia prima nell’uno e poi nell’altro. Il risultato totale è il trasferimento di venti elettroni dal nostro universo al loro per ogni nucleo circolante, ma entrambi ricavano energia da quella che è, in realtà, una Pompa Elettronica Inter-Universale.

 

DUE PAROLE

Asimov partorisce l’idea centrale del romanzo (il tecnicismo molecolare spiegato precisamente qui sopra) da una castroneria detta da un suo amico; ovvero la presenza di un isotopo di plutonio, che evidentemente non esiste –né può esistere – in natura. Deciso pertanto a scriverci sopra per sfida, Asimov prende gusto, e il racconto iniziale si allunga in un romanzo. È incredibile, nonché affascinante, come l’autore abbia poi ampliato e manipolato l’idea basilare aggiungendoci toni e sfumature narrative. Un vero pezzo di alto artigianato, un lavoratore sopraffino della narrativa.
Il romanzo si divide in tre parti principali. La prima è appunto la narrazione della scoperta dell’isotopo impossibile. Quest’ultimo arriva sulla terra da un para-universo parallelo, scambiato per semplice tugsteno. Le stranissime proprietà dell’elemento permettono ad alcuni ricercatori di costruire, in collaborazione spontanea con l’universo nascosto, una pompa di energia infinita, che dà prosperità ed efficienza alla terra per infiniti anni a venire. Un giovane fisico sospettoso di nome Lamont si accorge però che il meccanismo non può funzionare eternamente. È altresì pericolosissimo a lungo termine e potrebbe portare ad una catastrofe universale vista la differenza di energia persa e scambiata nel circolo auto alimentato. Quando la tensione della scoperta giunge al limite (con il cattivo onnipotente chiamato Hallan che per fortuna e sfacciataggine si ritrova addosso l’attribuzione e la conseguente fama della prodigiosa scoperta) la prima parte del romanzo finisce e lo scenario cambia completamente.
Nella seconda parte, Asimov ci sposta direttamente nel para-universo e questo, a mio personale avviso, è il capitolo più riuscito ed onirico. È un mondo abitato da alieni che si nutrono di energia e vivono sotto diverse forme e conformazioni. I “duri”, i “paterni”, i “razionali” e gli “emotivi”. Si scoprirà che i primi, i duri, che parlano una lingua diversa dagli altri  e si feriscono quando entrano i contatto con entità esterne, sono l’unione delle ultime tre categorie, le quali, dopo essersi unite in un simposio energetico ed erotico perfetto, si fondono definitivamente nel risultato coriaceo della trinità. La bellezza del capitolo è proprio la lenta comprensione del proprio essere da parte di una triade (Odeen, Dua e Tritt). Asimov lascia aperte diverse interpretazioni prima di rivelarci la verità (che come spesso accade nei suoi romanzi è precisa e poco poetica).
La terza ed ultima parte è invece ambientata sulla Luna, dove nel frattempo l’uomo ha fatto fiorire una seconda società. Qui le ricerche e i benefici della pompa energetica presentata nel primo capitolo proseguono, ma l’ombra della minaccia catastrofica viene presa in maggior considerazione e, proprio ad un vecchio terrestre immigrato sulla Luna, si riesce a dimostrare il pericolo al quale ci si era esposti e a trovare una brillante soluzione (data dall’esistenza di altri infiniti para-universi “cosmeg” che scambiano più efficacemente energia). Si intravedono anche in questo capitolo sprazzi di fantascienza limpidissimi e sognanti… la possibilità di spostare l’intero satellite come un’astronave grazie alla fonte di energia infinita, la possibilità e l’esistenza di infiniti paralleli, la mutazione umana e la sua evoluzione. Asimov concentra in questo romanzo tutta la sua genialità, tutta la sua passione e tutta la sua efficacia narrativa. Nonostante non abbia ancora letto abbastanza su di lui, posso benissimo comprendere come e perché questa opera compaia spesso fra le sue più riconosciute. (Se non sbaglio egli stesso la preferiva a tutte le altre).

 

INFO UTILI

lettura da kindle, credo intorno alle 8 ore circa.
In copertina un quadro di William Congdon , rorate coeli (silence night)