Paolo Nori – La banda del formaggio

Solo che, magari a qualcuno sembra una cosa anche facile, dire chi era Paride, a chi non lo conosceva. Per me Paride , cioè a me vien da dire che Paride era Paride, e descrivere Paride, non so, gli ultimi quindici anni io l’avevo visto tutti i giorni, Paride, e descrivere Paride, adesso non voglio esagerare, ma facciamo un paragone, è come se qualcuno che non l’avesse mai vista mi avesse chiesto di descrivergli l’acqua, allora io comincerei a dirgli che l’acqua è inodore, e incolore, e che è un liquido, e che essendo un liquido prende la forma dei recipienti dove lo metti, e magari tirerei fuori il principio dei vasi comunicanti, che va bene, sono tutte cose che sono vere, ma è l’acqua, quella lì? 
No, quella lì non è l’acqua.

L’acqua è l’acqua.
L’acqua è la pioggia, è una piscina, è una pozzanghera, è la rugiada, è la vasca da bagno, è la doccia, è il fango, è quello che faccio bollire per fare la pasta, è la saliva che ho in bocca, non è l’inodore, l’insapore, il principio dei vasi comunicanti, l’acqua è quando ti lavi la faccia, quando tiri giù l’acqua dopo avere pisciato, tutte le mattine da quando sei piccolo, l’acqua son tutte le fontane da dove hai bevuto, l’acqua è il fiume Reno che vedi tutti i giorni da quando abiti qui, quella lì, è l’acqua, altro che il principio dei vasi comunicanti, e Paride è Paride, come faccio a descrivere Paride?

 

DUE PAROLE

Che io poi, dopo, a leggere Paolo Nori, mi diverto sempre come un bambino, a leggerlo. E non ho molto da dire su questo libro, forse. Che alla fine un libro di Paolo Nori sembra un libro di Paolo Nori. Di chi dovrebbe sembrare, altrimenti? Però una cosa la volevo riportare lo stesso, che non è sua, di Nori, è di un poeta della Guyana Belga (la Guyana Belga non esiste) che scrive filastrocche di questo tipo. Che io, se posso, un giorno, spero che mi nipote la legge.

Caro nonno, son passati tanti giorni
Ho aspettato e ho capito che non torni
Ti hanno messo come un seme in un bell’orto
Ho guardato e ho capito che sei morto
Vorrei farti ritornare, ma non posso
Nel mio cuore il dolore ha fatto un fosso
In quel fosso come un seme ti ho sepolto
E per innaffiarti bene ho pianto molto
È venuta primavera e sei fiorito
Quando il pianto dei miei occhi era finito
Ora è maggio e oramai non piango più
Nel giardino son fioriti i gigli blu
E io ancora non ti vedo, pero ora so perché
Non ti vedo perché sei dentro di me.

 

INFO UTILI

200 pagine, 4 ore di letture circa.
Marcos Y Marcos edizioni – ISBN 9788871686622

In copertina, Enrico Baj.