DAL TESTO
Fu allora che pensai di gettarmi in ginocchio! Eppure, non mi gettai, cominciai invece sottovoce, tra me e me, a Bestemmiare e a Maledire violentemente: “Salpate, navigate, Compatrioti, verso la Nazione vostra! Verso la vostra Nazione Santa ma fors’anche Maledetta! Navigate verso questo Santo Mostro Oscuro che da secoli tenta di crepare ma non ci riesce! Navigate verso questo San Prodigio, maledetto da tutta la Natura, che sta sempre per nascere, eppure non è mai nato! Navigate, navigate e che quel Prodigio non vi consenta né di Vivere, né di Crepare, che vi tenga sempre tra l’Essere e il Non essere. Navigate verso questa vostra Santa Cialtroneria, così vi renderà più molluschi ancora!” La nave era già virata di bordo e stava allontanandosi, ma io aggiunsi ancora: “Navigate dunque verso quella Santa Aberrazione vostra, la Santa Pazzia fors’anche Maledetta, affinché vi possa ossessionare e martirizzare con i salti e le pazzie sue, affinché vi faccia uscire dai gangheri, affinché con gli Schiamazzi suoi vi schiamazzi e vi strapazzi, affinché con il Martirio suo martirizzi voi, i Figli vostri e le mogli, fino alla Morte, all’Agonia, affinché lei stessa agonizzando nell’Agonia della propria Demenza vi renda Dementi e Indemoniati.” Pronunciato che ebbi questo Anatema, voltai le spalle alla nave e varcai le porte della città.
DUE PAROLE
Subito, immediatamente, dalle prime pagine di Trans-Atlantico si può percepire la ventata d’aria fresca portata dalla scrittura di Gombrowicz. Preso quasi alla sprovvista da un incipit divertentissimo e letteralmente animato, ho pensato, sebbene questo romanzo sia la mia prima opera che leggo dell’autore, di trovarmi di fronte ad un “nuovo” Céline. Le affinità con il francese non sono poche, specialmente per quanto riguarda l’accoglienza dell’opera in patria, la difficoltà di digerirne un pensiero così schietto. Il sarcasmo e l’ironia con cui Gombrowicz fa a pezzi i caratteri borghesi ha davvero pochi rivali. Trasn-Atlantico si basa su un’esperienza di nostalgia nazionalista vissuta in prima persona. Mentre in Céline la descrizione della guerra è in presa diretta, in Gombrozicz è a distanza. Esule in Argentina per moltissimi anni, con un poco di invidia e molto timore, il protagonista-autore descrive l’ambiente che lo circonda consapevole di non essere nel fulcro del mondo. Osserva e pensa all’Europa e alla sua vituperata Polonia con lungo raggio, lo sguardo di un uomo conscio dell’abbandono, forse vigliacco, forse furbo, sicuramente tanto superiore alla meschina ed umana guerra quanto alla borghesia. Lo scontro che lo distrugge interiormente non è quello mondiale, ma l’edipico conflitto fra la madre patria e il filgio. Ed è questa la somiglianza con il Céline, quel divertentissimo senso di vigliaccheria dal sapore di scaltrezza. Lo spunto che Gombrowicz prende per scardinare i suoi simili è brillante quanto la musica suonata dalla sue parole.
INFO UTILI
218 pagine, 3 ore e mezza di lettura circa.
ORIGINI
Odillon Redon – Le barque mistique
Wiltold Gombrowicz – Trans-Atlantico – Universale economica Feltrinelli (ISBN 9788897818349)