Isaac Asimov – La fine dell’eternità

Avrebbe voluto dirle con tutte le sue forze, con tutto il suo cuore: Non c’è niente di divertente nell’Eternità, donna. Noi lavoriamo! Lavoriamo per elaborare tutti i dettagli di tutti i tempi dal principio dell’Eternità al momento in cui l’Eternità diventa vuota, e cerchiamo di elaborare ogni dstinta possibilità, e le possibilità sono infinite, per scoprire ciò che avrebe potuto essere, e scegliere, tra i mondi che avrebbero potuto essere, quello migliore, e sostituire il mondo da noi scelto a quello attuale; e poi dobbiamo decidere in quale preciso momento del Tempo possiamo fare un minuscolo Mutamento, per piegare la Realtà attuale e realizzare l’alterntiva migliore, e poi cominciamo a studiare l’alternativa, il mondo che vrebbe potuto essere e che è diventato realtà, per scoprire un’altra altenativa ancora migliore, e così via, sempre, sempre, e così è stato dal giono in cui Vikkor Mallansohn ha scoperto il Campo temporale nel 24°, nel Primitivo 24°, e da allora è stato possibile iniziare l’Eternità nel 27°, grzie al misterioso Mallansohn che nessun uomo conosce e che ha dato il vro avvio all’Eternità, e ai mondi che avrebbero potuto essere, per sempre, per sempre, per sempre, e…

 

DUE PAROLE

È in qualche modo buffo arrivare a questo romanzo appena dopo aver letto il meraviglioso “L’ordine del tempo” di Rovelli. Siamo infatti nella fantascienza più spinta, quella dei viaggi temporali (dei paradossi della materia e dell’energia) e la lettura del testo precedente dissesta troppo il terreno per camminare tranquillamente attraverso il racconto. Asimov (tengo a precisare che questa è la mia prima lettura data ad un’opera del visionario scrittore) si addentra nei meandri della fisica e dei suoi paradossi incautamente, è necessario quindi cercare di leggere il testo con uno sguardo bonario, strizzando l’occhio alla trama e alla fiction più che alla possibile realtà dello scenario. Proprio attorno alla “realtà” si sviluppa il mistero del romanzo. Asimov si inveta una società che nel ventisettesimo secolo è giunta a capire l’essenza del tempo e i viaggi attraverso di esso. Questa capacità ha spinto gli uomini segregati nella dimensione pararella chiamata Eternità a sovranintendere gli eventi, la cause e le conseguenze di ogni secolo. Nonostante le infinità dei paradossi, infatti, gli infiniti possibili sviluppi della Storia non collimano con la linearità e lo sviluppo unico e preciso della “realtà”. La realtà, e qui sta l’interessante, è un prodotto, un artefatto umano. Ma non di alta invenzione, d’artigianato. Il protagonista della novella è il giovane tecnico Harlan, ovvero un eterno con il compito di applicare e realizzare tecnicamente le varie modifiche alla Realtà decise dal lavoro congiunto dei colleghi (raggruppati in categorie come gli osservatori, i calcolatori e i manutentori). Grazie all’amore per una ragazza di nome Noys, portata misteriosamente nell’Eternità per piani inizialmente incomprensibili, il tenico giunge a comprendere l’ordito dei Calcolatori: la volontà umana di controllare e gestire i propri errori, ma così anche la propria evoluzione. Si apprenderà infine che la bella Noys appartiene alla razza evoluta di umani che arrivano dal  futuro remoto, la parte di tempo proibita agli eterni affinché l’eternintà possa continuare ad esistere. La capitolazione della stessa (ripesa nel titolo assai esplicitamente) è inevitabile. La morale è darwiniana, evolutiva. La struttura, invece, cattolica, con il Cristo/Harlan che da solo salva e redime l’umanità intera. Ma il dubbio sopraffino è questo, ed è la frase che Noys pone al suo amato: “Che peccato, eh, Harlan, che il presente non possa durare, neppure nell’Eternità”.

 

INFO UTILI

In copertina: Frank Hinder, Abstract painting