“Il pensiero che cerca di decifrare una donna ha qualcosa di erotico… Il voler conoscere una donna è sempre un modo di possederla o di vendicarsi di lei…”
Una cocottina, seduta lì vicino, diceva, ad un’altra: “A me non la si dà a bere tanto facilmente. T’assicuro che quella donna è gelosa del mio cane.”
“Credo”, riprese Gisors “che ricorrendo allo spirito si tanti di rimediare al fatto che la conoscenza di un essere è un sentimento negativo e che il sentimento positivo, la realtà, è l’angoscia di sentirsi sempre estranei a quel che si ama”.
“Si può dunque amare?”
“Il tempo fa sparire talvolta quest’angoscia, ma soltanto il tempo. Non si conosce mai un essere, ma talvolta non si sente più di ignorarlo (io penso naturalmente a mio figlio e anche a… un altro giovane). Conoscere per mezzo dell’intelligenza, è un tentativo vano di far a meno del tempo…”
“L’intelligenza non serve a insegnarci a fare a meno delle cose”.
Gisors lo guardò:
“Che intendete per intelligenza, voi?”
“In generale?”
“Sì”.
Ferral riflettè.
“Il possesso dei mezzi per dominare le cose o gli uomini”.
DUE PAROLE
In un contesto simile a quello del forse più famoso “Per chi suona la campana”, ovvero quello rivoluzionario, si alternano le azioni i pensieri e i dialoghi dei protagonisti che popolano il capolavoro di Malraux. Siamo in Cina, un gruppo di militanti rivoluzionari provenienti da diversi angoli del mondo cerca di ostacolare l’operato governativo con azioni mirate e violente, di matrice prettamente terroristica. Il russo Katov, il giapponese Kyo, la tedesca May e il cinese Cen ordiscono, con l’aiuto di varie cellule rivoluzionarie locali, il sovvertimento dell’ordine costituito.
Non è la Cina rurale o tradizionale che generalmente arriva sotto i nostri riflettori. La cina di Malraux è un calderone multiculturale e moderno, spogliato di ogni caratterizzazione contadina. Una Cina organizzata, articolata, istituzionale che osserva silenziosamente e disinteressata l’operato dei guerrieri. Una Cina anonima e priva di anima, come anonimo e privo di anima è il pensiero di un’organizzazione governativa, o di una qualsiasi multinazionale. Le ideologie politiche sono il carburante del viaggio costruito da Malraux attraverso lo spirito umano, ma non ne rappresentano la destinazione. La lotta è chiaramente destinata a soffocare. L’arrivo è, come spesso accade, l’epifania e la presa di coscienza della propria posizione, del proprio operato. L’autore cesella dialoghi di profondità abissale. Ecco un breve assaggio dal testo sulla realizzazione
“Rossi o azzurri” diceva Ferral “i coolies saranno sempre coolies, se non vogliono morire. Non trovate che una delle sciocchezze tipiche dell’umanità è che un uomo che ha una vita sola la possa perdere per un’idea?”
“È raro che l’uomo possa adattarsi, come dire?, alla sua condizione di uomo…”
Pensò a un’idea di Kyo: tutto ciò per cui gli uomini si fanno uccidere, all’infuori di ogni interesse, tende più o meno confusamente a giustificare questa condizione, fondendola con la loro dignità stessa: così il cristianesimo per lo schiavo, la nazione per il cittadino, il comunismo per l’operaio. Ma non voleva discutere le idee di Kyo con Ferral. Tornò a lui: “Abbiamo sempre bisogno di un tossico: questo paese ha l’oppio, l’Islam ha l’hascisc, l’Occidente ha la donna… L’amore è forse il mezzo che l’Occidentale adotta di preferenza per liberarsi dalla sua condizione di uomo…”.
Il romanzo è un goffo e complicato orologio a camere stagne che scatta lentamente, scandito dal ritmo di capitoli significtivamente iniziati da orari. Siamo nel centro del mondo, un mondo circoscritto e articolato, una grossa gabbia dove l’uomo-animale deve lottare, organizzandosi, per la vittoria (ben sapendo di non poter sopravvivere), dalla quale non potrà fuggire. La grande lotta fra i detentori del potere e le piccole formiche rivoluzionarie. La lotta di ogni uomo contro la sua condizione.
INFO UTILI
301 pagine, quasi 7 ore di lettura
Bompiani editore, ISBN 9788845250323
In copertina un quadro di Vincent Hložník