Benjamin Labatut – Quando abbiamo smesso di capire il mondo


Aveva anche affrontato un divorzio che lo aveva gettato sul lastrico, aveva rotto i rapporti con la sua unica figlia e gli avevano diagnosticato un tumore alla pelle, ma lui insisteva che tutto ciò, per quanto doloroso, era stato secondario rispetto all’improvvisa constatazione che era la matematica – non le bombe atomiche, i computer, la guerra biologica o l’apocalisse climatica – che stava cambiando il nostro mondo, al punto che, nel giro di vent’anni al massimo, non saremmo più stati capaci di capire che cosa significa essere umani. Non che in passato l’avessimo capito, mi disse, ma adesso le cose stanno peggiorando. Possiamo scindere gli atomi, ammirare la prima luce e predire la fine dell’universo con un pugno di equazioni, scarabocchi e simboli arcani che le persone normali, che pure non controllano ogni minimo dettaglio della propria vita, non comprendono. Ma non si tratta solo della gente comune: nemmeno gli scienziati capiscono più del mondo. Prenda la meccanica quantistica, per esempio, la gemma sulla corona della nostra specie, la teoria fisica più precisa, più bella e di più vasta portata che sia mai stata concepita. Sta alla base di internet, dei telefoni cellulari che dominano la nostra vita, e offre la promessa di un potere digitale paragonabile solo all’intelligenza divina. Ha trasformato il nostro mondo fino a renderlo irriconoscibile. Sappiamo come usarla, funziona per una sorta di miracolo, e tuttavia su questo pianeta non c’è una sola anima viva o morta, che la capisca veramente.

DUE PAROLE

Secondo le parole dell’autore “un’opera di finzione basata su fatti reali”. Ci si trasferisce lungo quel confine che ha caratterizzato alcuni punti di non ritorno della storia umana. Labatut danza magistralmente attorno alle biografie di grandi uomini della fisica e ad alcune destabilizzanti invenzioni, rivelazioni, teorie ed epifanie della fisica. Testo diviso in semplici capitoli, che qui elenco e brevemente sommarizzo. Blu di Prussia. Ritmicamente ammaliante, serrato. Ripercorre la storia del colore blu e delle sostanze chimiche che, oltre ad averne dato i natali, hanno contribuito a sterminare milioni di persone e i loro relativi carnefici. Si intrecciano i destini della Germania nazista, dei suoi gerarchi e di un alchimista settecentesco. La singolarità di Schwarzschild. Inizia ad addentrarsi nelle prime formulazioni dell’impossibilità di comprensione dell’universo e delle sue leggi. Primo punto di rottura dello scibile umano, la comprensione logica fisica e matematica di un grande quanto minuscolo ignoto. Il cuore del cuore. Remanzando sulla vita del matematico Alexander Grothendieck, si paventa l’esistenza di un nuovo modo di comprendere la materia. Si visualizza (sebbene angosciosamente tetro per essere detto o descritto) la più profonda radice della scienza matematica. Quando abbiamo smesso di capire il mondo. Ovvero l’avvento nell’umanità delle teorie della fisica quantistica. Il giardiniere notturno. L’epilogo che chiude il sipario lasciando intatto il mistero.