Bruno Arpaia – Qualcosa, là fuori

Ci troviamo in uno di quei momenti noiosi della storia in cui nessuno ha una buona idea su cosa aspettarsi dal futuro, e allora ci dedichiamo a temerlo. Il presente è sempre scontentezza garantita; mi piacerebbe allora sapere perché certi presenti producono futuri di speranza e altri futuri di terrore. Qualcuno potrebbe leggere la storia del mondo a partire da questa dicotomia: le epoche che aspettano il loro futuro, quelle che lo guardano con paura

DUE PAROLE

Il romanzo cavalca due temi molto attuali, due problemi seri e urgentissimi che prima dello scoppio della pandemia avevano catalizzato (forse meglio dire stavano catalizzando) l’attenzione mediatica mondiale: il cambiamento climatico e la tragedia dei migranti. Non si fraintenda l’accezione critica che di qui a poco andrò ad elaborare. Sia chiaro sin da principio: questi problemi sono materia importantissima e sono assai felice che se ne parli, in particolar modo del riscaldamento globale, poiché la divulgazione e la consapevolezza di un problema sono il primo passo che ci porta a risolverlo. Il romanzo però non mi ha convinto, ne contesto qui il puro stile letterario, il formato, la trama e l’originalità della prosa. Rimane un racconto piatto che si dipana fra flash back del protagonista in memoria del suo passato felice e l’odissea nel presente nella quale cerca di raggiungere le coste della Svezia. Livio, ricercatore scientifico napoletano emigrato negli Stati Uniti, perde la moglie (e non si capisce che fine faccia il figlio) in un incidente, all’intero di un clima politico sempre più estremo. Parecchi anni dopo il ritorno nella sua città natale, con un’apocalisse climatica ormai in atto, intraprendere un viaggio della speranza verso il nord, unico posto rimasto abitabile agli umani, seguendo l’annuncio di una fantomatica organizzazione semi clandestina. Stremato dal gesto, dal lungo viaggio e dalle atrocità che i suoi occhi hanno dovuto vedere, perirà proprio quando sarà tratto in salvo nella nuova terra. Un romanzo semi fantascientifico, zeppo di citazioni e moniti odierni pescati qua e là su altri testi scientifici. Una trama banale, ma ancor più un’assenza di profondità generale. Un libro utile e moderno che come dicevo solleva, a ragione, urgenze necessarie. Ma un debolissimo potere narrativo e, poco, poco spessore.