Casa di bambola – Henrik Ibsen

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DAL TESTO

Nora: “Eccoci al punto. Non mi hai mai compresa. Avete commesso, Torvald, gravi errori a mio danno, prima il babbo, poi tu.”
Helmer: ”Come? Noi due? Noi che ti abbiamo amata più di ogni cosa al mondo!”
Nora: “Sì, Torvald, proprio così. Quando ero a casa col babbo, egli mi comunicava tutte le sue opinioni, sicché avevo le medesime opinioni. Ma se qualche volta ero d’opinione diversa, glielo nascondevo, perché ciò non gli sarebbe andato a genio. Mi chiamava la sua bambola e giocava con me come io giocavo con le mie bambole. Poi entrai in casa tua…
Helmer: “Che parola adoperi per il nostro matrimonio?”
Nora (imperterrita): “Voglio dire che passai dalle mani del babbo nelle tue. Tu regolasti ogni cosa sul tuo gusto e io ebbi lo stesso gusto tuo. Ma fingevo soltanto: non so più con sicurezza… Forse era l’uno e l’altro: ora così, ora cosà. Se adesso ci ripenso, ho l’impressione di essere vissuta qui come una mendica… dal naso alla bocca. Vivevo qui presentandoti atti di bravura. Ma eri tu che volevi così. Tu e il babbo vi siete resi gravemente colpevoli nei miei confronti. Vostra è la colpa se non sono riuscita a niente.

 

DUE PAROLE

Scritto nel 1879, questo testo teatrale (in tre atti) è un importane manifesto di rivoluzione culturale. Una vera presa di coscienza del ruolo della donna e del suo ruolo nella società. La protagonista Nora, uccellino ingabbiato in una matrimonio tanto felice quanto soffocante, spezza le catene della tutela rivendicando la sua indipendenza al mondo. Una ribellione intellettuale, un’epifania interna che grida libertà, ma soprattutto uguaglianza. Ibsen, uomo, ancor prima che pensatore, confeziona con profonda sensibilità un tema ancora molto attuale, che vale, e varrà, per ogni futura anima soggetta all’oppressione del pensiero. Non soltanto quella femminile. A differenza di Anna Karenina, infatti, Nora sembra badare con ben altra freddezza alla perdita di ciò che una donna ha di più caro al mondo: la sua maternità. Se nella Karenina, infatti, è l’incontrollabilità dell’amore con tutta la sua incombenza fatale a sconvolgere una famiglia, in “Casa di bambola” è la coscienza, e soltanto la coscienza dell’individuo, a rivendicare così prepotentemente una scelta tanto difficile.

 

INFO UTILI

Pag. 104, un’ora e mezza di lettura circa.
Letture affini: Anna Karenina, L. Tolstoj

 

ORIGINI

Casa di bambola – Henrik Ibsen – 1879 (Oscar Mondadori)
Rousseau – L’Enfant à la poupée – 1906