Day 16 – Bran

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Li ho visti con questi occhi. Li ho visti trascinarsi con il loro passo da morti viventi, i vampiri di Bran. Luogo sinistro, soleggiato, già artefatto nella finta leggenda che lo avvolge. Siamo arrivati ai suoi piedi di mattino presto, sperando che si ritirassero nei loculi, ma man mano che il sole si alzava questi uscivano impavidi per sfamarsi. Intrappolati in un lungo serpente sibilante, soffocati nelle fredde spire di un pallido fiume di mostri variopinti, siamo stati risucchiati nel castello, poi giù nelle sue segrete. Bocche recitano litanie in ogni linguaggio della terra. Unghie grifagne e siliconate provano ad artigliarci. Sandali, vesti cangianti con loghi messianici, canini assetati che si inficcano in fette di pane preconfezionate. Occhi spenti in una moltitudine vitrea, l’assenza di pensiero dei condannati a vivere. E il sole, alto e bruciante, combattuto con potenti esplosioni di luce emessi dai loro strumenti di eterno oblio. Li rivolgono verso loro stessi, rubandosi l’anima ogni qual volta la clessidra che scandisce il tempo della noia volta il suo macabro richiamo. Le creature più piccole, non meno spregevoli, seppur ignare, vengono educate con gli stessi crismi. Cresceranno un giorno per divorare altri loro simili, sterminarli brandendo alta l’unica arma di sottomissione che mai ha fallito. Soldi. Aliti pestilenziali mordono le nostre spalle con fetori di alchimie culinarie. Riusciamo a fuggire dall’incubo approfittando di una distrazione delle guardie, mercenari impenitenti al soldo dei vampiri. Sotto il castello i poveri contadini hanno già piazzato le loro bancarelle con sufficiente sangue e reliquie per chetare la fame perenne dei mostri che crollano dalle mura. Mimetizzandoci con grosse macchine fotografiche al collo, scappiamo. Giunti al mezzo di fuga troviamo le loro vetture chiuse a labirinto intorno alla nostra. Cercano di bloccarci con inviti, senza obblighi, proprio come faceva Dracula. La nostra forza di volontà è ferrea. Ma anche avviati sulla strada di ritorno a Brașov, il presentimento è quello che ci stiano ancora inseguendo. Non solo. È come se percepissimo che siano ovunque e
che stiano invadendo il mondo. Spietati, hanno finalmente rivoltato la percezione dello scibile umano ed ora, fieri della loro conquista, hanno cominciato a costruire le tombe dove giacere con occhi sbarrati, non più sotto terra, ma sempre più verso l’alto. In onore alla loro grandezza,

foto di copertina – Martin Parr