Day 17 – Sibiu

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Lo spavento di ieri mi ha fatto dimenticare parte della giornata. Portando le cose alla memoria, mi è tornato in mente che nel pomeriggio io e Mattia ci siamo andati a comprare una scacchiera e siamo andati al parco a giocare. Intorno a noi c’erano folti gruppetti di anziani dediti alla stessa attività, così ci siamo presi un tavolo e abbiamo messo giù i pezzi. Non appena pronti a partire, un signore sulla settantina si è avvicinato iniziando a parlare vorticosamente. Pensavamo ci volesse cacciare, invece voleva sfidarci. Ho raccolto la sfida facendomi disintegrare in poche mosse, complice la sua fastidiosa parlantina. Quando asserisce di essere istruttore, aggiusto il tiro e nella rivincita imposto una partita di Re che sfocia poi in una difesa “due cavalli” a me nota, dove il nero sacrifica un pedone centrale alla quarta mossa per minacciare poi il suo alfiere con cavallo in a5. Pur non ottenendo vantaggio è costretto a pensare e ciò mi rincuora perché cala conseguentemente il suo sproloquio. Muove i pezzi distratto, parla in francese con inserti casuali di rumeno, inglese e spagnolo. Alle quattro meno quindici guarda preoccupato l’orologio e sentenzia “alle quattro meno sette devo andare”. E alle quatto meno otto lascia il mediogioco con ancora tutto da decidere. Saluta, ci regala due tavole di cioccolato, e scrive il suo nome e indirizzo sul taccuino di Mattia. Solo in ostello scoprirò, cercando sul sito della federazione, che il signor Adrian-Florian Sasui-Ducaoara era maestro fide, con un picco forza superiore ai 2300 punti ELO. Prima di arrivare in camera però, e poi ancora alla giornata di oggi, ci siamo fermati alla chiesa nera di Brașov per ascoltare un concerto di organo (hanno un bellissimo Buchholz degli inizi ‘800).
Dopo una giornata così stressante oggi abbiamo preso la sveglia con più calma e in tarda mattinata siamo arrivati a Sibiu. L’impatto con la città è dei migliori. Il centro custodito da mura antiche eleva due piazze gigantesche e tangenti, simili ad un grosso otto. Attraversando il punto di contatto sembra di entrare nell’altra metà di uno specchio. Prendiamo una camera con vista su piața mare e battiamo a tappeto le sue vie ciottolate. Sibiu fonde perfettamente gli spiriti rumeni. L’aria ungherese riempie le piazze, l’angoscia transilvana le dona fascino, l’architettura sassone fissa le abitazioni più semplici nella tradizione e la grande cultura la veste da aristocratica signora. I due enormi spazi centrali si contrappongono allo spazio urbano sottostante, più grezzo e compatto. Lì. I tetti delle case sembrano soffrire il peso della gravità nei loro moti ondulati. Tagli orizzontali, come carne sollevata in una piaga, nascondo lucernari ed abbaini. Mille occhi tetri scrutano lo stesso orizzonte dove, da centinaia di anni, magiari, romeni, zingari e sassoni faticano a mischiarsi fra loro.