Lasciata Sibiu a malincuore, partiamo prestissimo per una destinazione molto vicina. Vogliamo dare un occhio ai villaggetti a ridosso delle colline poco fuori la città. Ci fermiamo a Sibiel, dove noleggiamo delle biciclette e esploriamo i suoi dintorni pedalando. Passato il piccolo borgo di Vale, ci fermiamo a pranzare a Săliște, un anonimo centro con le vie principali ricoperte di autobloccanti. I pittoreschi paesini da “cappuccetto rosso” descritti dalla nostra guida, sono in realtà compatti agglomerati di case contadine, con un vago aspetto rurale e un ingresso diretto nel verde che li circonda. Sebbene pensassimo di restare l’intera giornata in una pensione delle tante, partiamo nel primo pomeriggio alla volta di Cluj-Napoca. Sulla strada veniamo fermati ad un posto di blocco. Il poliziotto prima dice che la nostra assicurazione è scaduta, ma deve ricredersi dopo il controllo in rete. Poi che la mia patente è scaduta, ma deve ricredersi quando mostro il tagliandino di rinnovo. Poi che avevamo le luci anabbaglianti spente, e qui dobbiamo ricrederci noi. Paghiamo la multa e salutiamo (non senza argomentazioni che qui preferirei evitare). Dopo alcune ore di viaggio siamo alla confusissima Cluj-Napoca. Ci riceve un colonnato di edifici e palazzi, come colonne adatte ad un ingresso colossale. E più mi sforzo di trovare paragoni adatti a questa città, più mi viene in mente Milano. Con le linee dei tram che tagliano il cielo, gli indaffarati abitanti che brulicano dentro palazzi storici e ingrigiti. Le chiese che sopportano condomini e traffico. E i cittadini vestiti da perfetti cosmopoliti. Sì, sembra proprio Milano. Una città che a naso (a proposito, l’ho misurato e sembra stabile) non gode delle mie simpatie.