
Il concetto di stato-nazione presuppone che i vari strati della popolazione di un territorio appartengano a una cultura comune, all’interno di un sistema politico che può essere indifferentemente democratico, oligarchico, autoritario o totalitario. Affinché una simile nozione sia applicabile, è necessario pure che il territorio in questione goda di un minimo di autonomia economica. Tale autonomia non esclude, ovviamente, gli scambi commerciali, tuttavia questi devono essere, nel medio o nel lungo termine, più o meno equilibrati. Un deficit sistematico rende obsoleta la nozione di stato-nazione, giacché l’entità territoriale in questione è in grado di sopravvivere solamente attraverso la riscossione di un tributo o una prebenda proveniente dall’esterno, senza alcuna contropartita. Già solo questo criterio ci consente di affermare, prima ancora di procedere in un analisi approfondita, che la Francia, il Regno Unito, e gli Stati Uniti, i cui commerci esteri non sono mai in equilibrio ma sempre in deficit, non sono più interamente degli stati-nazione. Inoltre, uno stato-nazione che funzioni correttamente presuppone una specifica struttura di classe, il cui centro di gravità è costituito dalla classe media, il che implica ben più di una semplice buona intesa tra l’élite al potere e la massa del popolo.
DUE PAROLE
In chiave storico-sociologa Todd ci mette di fronte al declino occidentale. È un saggio duro e senza pietà nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti, che pone un quadro di declino e debolezza – a detta dell’autore – irreversibile. Todd si avvale delle analisi demografiche, delle forme e archetipi familiari e della progressiva (a volte già consolidatissima) scomparsa delle religioni per spiegare i motivi scientifici, quindi causa effetto, dello sfacelo occidentale. La perdita di valori è accostata, ormai come già solidamente fatto da altri intellettuali, al progressivo sviluppo del nichilismo. Todd usa il termine in maniera poco filosofica e assai pratica. Qui un passaggio dove dichiara chiaramente le sue intenzioni “bellicose”: <<“Il mio intento è quello di ridefinire i sistemi politici descritti dai nostri media, nei nostri atenei e in occasione delle nostre sfide elettorali come delle democrazie liberali occidentali che, attraverso l’interposizione dell’Ucraina, affrontano l’autocrazia russa. L’aggettivo “liberale”, qui aggiunto a “democrazia”, serve a esprimere la tutela delle minoranze che modera la forza del proprio principio maggioritario. Nel caso della Russia, invece, in cui il governo viene votato e sostenuto, malgrado le imperfezioni che imbavagliano le minoranze, ho voluto mantenere il concetto di democrazia ma apponendovi come aggettivo qualificativo “autoritario” anziché “liberale”. Riguardo all’Occidente, però, il malfunzionamento del meccanismo di rappresentanza della maggioranza rende ormai impossibile continuare a utilizzare il termine “liberale”, giacché nell’Ovest la protezione delle minoranze è divenuta un’ossessione. Il più delle volte pensiamo a coloro che sono oppressi, i neri, gli omosessuali, ma la minoranza meglio protetta nel mondo occidentale è senza dubbio quella dei ricchi. In Russia invece non sono protetti né gli omosessuali né gli oligarchi, perciò le nostre democrazie liberali stanno diventano delle “oligarchie liberali”.>>
Uno dei concetti cardine è l’analisi della trasformazione della classe media all’interno di famiglie-archetipi differenti (si analizzano quelle protestanti, quelle padre-ceppo, quelle comuniste-orientali, etc). eccone un altro estratto che ben spiega la mentalità che questo processo scaturisce: <<Nei paesi caratterizzati da una cultura individualistica, come gli Stati Uniti, l’Inghilterra o la Francia, arrivare al potere non rappresenta un problema bensì un’apoteosi. Il leader individuale è un soggetto realizzato, assoluto, felice, di essere il capo. In una cultura ceppo, come quella tedesca o giapponese, la situazione è ben diversa. Se le condizioni generali permettono alla società di funzionare in maniera armoniosa, gli individui a ogni livello della gerarchia sono rassicurati dalla presenza, sopra di loro, di una qualche forma di autorità. Tutti tranne i leader, i quali non hanno più alcuna autorità rassicurante al di sopra di essi. Il disagio che provano non è particolarmente intenso se il loro paese non è molto potente: di solito, infatti, quest’ultimo avrà un sostenitore esterno sulla scena internazionale, dove la sua capacità decisionale sarà insignificante. Bisogna stare attenti, invece, ai capi delle nazioni che iniziano a dominare il proprio ambiente. Ricordiamo che i valori fondamentali della famiglia ceppo erano l’autorità (del padre sui figli) e la disuguaglianza (tra fratelli). L’ineguaglianza dei fratelli è diventata la disuguaglianza degli uomini e dei popoli. L’autorità diviene invece il diritto di dominare i popoli più deboli. Tutto ciò, sublimato nella percezione delle relazioni internazionali, induca il capo di uno stato molto potente a pensare questo: “il mio paese è superiore a tutti gli altri e questi gli devono obbedienza. Quanto a me, io mi sento un po’ a disagio: devo prendere da solo le decisioni, dato che non esiste un’autorità superiore. Dopotutto, però, il mio paese è superiore a ogni altro, il che è già qualcosa”. Come ho già detto, bisogna stare attenti! Nel caso della famiglia comunitaria, russa o cinese che sia, l’autoritarismo viene corretto dall’egualitarismo; l’uguaglianza dei fratelli diventa un’uguaglianza degli uomini e dei popoli. È questo fondamento antropologico, dell’universalismo comunista prima e del sovranismo generalizzato di Putin poi, cui ogni “polo” è uguale agli altri, ma autoritario nella propria sfera di influenza. L’idea che L’Ucraina sia uguale alla Russia non ha mai minimamente sfiorato i dirigenti russi. In base alla loro mentalità, è il principio di autorità a regolare le relazioni tra Mosca e Kiev.>> Per sostenere le entità demografiche e culturali Todd usa anche il concetto di Stato-nazione, ovvero di un sistema statale forte in grado non solo di rispettare determinati paremetri tecnici, ma anche di sostenere e profondere valori culturali. La’utore propone inoltre un Ribaltamento di prospettiva dove l’America e non la Russia è paese di oligarchi. Interessante. Effettivamente il posto dove veramente comandano i ricchi sembra proprio essere quello. L’incomprensibile (superficialmente) fatto che gli stati orientali ex satelliti russi abbiano sviluppato sentimenti russofobi nonostante la Russia sia quea che più probabilmente abbia contribuito alla costituzione della loro attuale classe dirigente (ceto medio) è un tema su cui batte puntualmente. C’è molta introspezione psicologia a livello macroscopico. Todd sembra un analista geopolitico che ha portato in analisi il suo paziente malato: il non più solido ed assai depresso vecchio continente.