Gabriel Garcia Marquez – Nessuno scrive al colonnello


Sempre la stessa storia. Ogni volta che il colonnello la sentiva soffriva un sordo rancore. “Questa non è un’elemosina” disse. “Non si tratta di farci un favore. Ci abbiamo rimesso la pelle per salvare la repubblica”. L’avvocato spalancò le braccia. “Proprio così, colonnello” disse. “L’ingratitudine umana non ha limiti”. Il colonnello conosceva anche quella storia. Aveva cominciato a sentirla il giorno dopo il trattato di Neerlandia, quando il governo aveva promesso indennità di trasferta e altri aiuti ai duecento ufficiali della rivoluzione. Accampato attorno alla gigantesca ceiba di Neerlandia, un battaglione rivoluzionario composto in gran parte di adolescenti scappati da scuola aveva aspettato per tre mesi. Poi erano tornati alle loro case coi proprio mezzi e lì avevano continuato ad aspettare. Quasi sessanta anni dopo il colonnello continuava ad aspettare.

DUE PAROLE

Piacevole novella che fa parte del cosmo di Macondo e che si distingue per le risapute peculiarità autoriali. La teatralità, il simbolismo, l’umorismo nero e sottile e disincantato di un mistico paese sudamericano dove un colonnello in pensione aspetta, a mo’ di Godot, una lettera di riconoscimento per i suoi sforzi militari che mai arriverà. La vana attesa, unita alla perdita di un figlio (surrogato poi in tutto il suo amore e in tutte le sue aspettative paterne in un gallo da combattimento per cui il colonnello si priverebbe anche del proprio cibo) e al clima umido e fiacco connotano lo scritto di una veste decadente, meravigliosamente antica e perdente. Una breve fiaba che racconta un’impotenza una realizzazione inespressa destinata a sopirsi nel mieloso oblio sudamericano.