Giorgio Manganelli – Intervista a Dio

La prima domanda (consulta la carta) riguarda l’edificazione. – Da che punto di vista? – Come storia, araldica, morale e grafica. – L’edificazione è stata la principale attività… del cosmo… Propriamente, l’edilizia, nel suo duplice aspetto morale e plastico, è la summa dell’universo… Ha scritto…? la summa… – (si muove ritmicamente, assentendo) Scrivo, ho scritto, scrissi. – (pausa) Fugacità del tempo. – Le mie unghie sono già sprofondate nell’eterno, rispondimi, rispondimi… parlami dell’edificare. – Un pianeta è un mattone sferico, è sferico perché la sua moralità è lieta di sé…

DUE PAROLE

Un giovane di cui nulla sappiamo inizia la sua intervista al Signore onnipotente. È l’uomo al confronto di Dio? Non pare. Il libello Manganelliano contro l’umanità, che fatica a odiarla per pigrizia o senso di superiorità (“Non vi amo, ma odiarvi è troppo faticoso, diciamo che mi fate schifo!”), si esprime con questo ambiguo paradosso. L’intervistato, l’onniscente, risponde sempre o quasi ponendo una nuova domanda. E nemmeno di alta fattura. Il Dio che confronta il giovane si rivela ben presto un dio assai umano, molto probabilmente la mitizzazione dello stesso autore. Una farsa, una finzione. Difficile capire se si tratti di un auto elevazione allo status di creatura superiore. Molto più probabile un rifiuto dell’umanità come artista, forse come persona stessa. Che sfocia in questa breve intervista paradossale dove nulla è detto e, ancor più, nulla può esser compreso.