Henry James – Giro di vite

John ATkinson Grimshaw, The Lady of Shalott

 

DAL TESTO

Fu il silenzio mortale che accompagnò i nostri sguardi, stando così vicini, a conferire a quella situazione tremenda l’unica nota soprannaturale. Se a quell’ora e in quel luogo avessi incontrato un assassino, perlomeno ci saremmo scambiati qualche parola: fra noi ci sarebbe stato qualcosa di vivo e vitale e, in mancanza d’altro, uno dei due si sarebbe perlomeno mosso.
Quel momento si protrasse così a lungo che a un certo punto cominciai a dubitare di essere viva io. Non riesco a spiegare quello che accadde in seguito, salvo col dire che fu proprio il silenzio –per un certo verso l’unica prova della mia forza – l’elemento in cui scomparve quella figura.

 

DUE PAROLE

Fratello, quasi coetaneo del Dracula di Bram Stoker, “Giro di vite” sembra il più classico racconto d’orrore gotico del fine 800. Ma c’è di più. La vastissima portanza psicologica dell’opera sottintende  un piano di riflessione assai più profondo capace di interrogarci sulla nostra identità collettiva. La paura rimane il motore dell’opera, magistralmente tessuta da James sotto forma di racconto al focolare. Una giovane donna, chiamata a badare ad una coppia di bambini presso una tenuta chiamata “Bly”, viene perseguitata da visioni spettrali, fantasmi di vite vissute e poi morte nella stessa residenza. Flora e Miles, i due bambini, sembrano conoscerne i segreti, sebbene non arrivino mai a palesare il loro pensiero. In questo stato angoscioso l’istruttrice cerca di razionalizzare le sue visioni, in una specie di lotta contro la pazzia. Il confine dell’esistenza è impalpabile, il mondo dei vivi e quello dei morti sembrano appartenere allo stesso luogo, allo stesso piano di realtà, mescolati come luce ed ombra nello stesso giorno. Non è un caso che il testo abbia avuto numerosissime rielaborazioni e adattamenti cinematografici. La paura descritta da James è un veicolo perfetto e immortale di scoperta. L’abisso nero in cui sprofonda l’angoscia di Miss Giddens non è mai fine a se stesso. Potrebbe essere riutilizzabile in qualsiasi contesto porti una discriminazione, dove chiamiamo i “diversi” come “gli altri”, senza accorgerci di potere essere, in realtà, la medesima cosa.

 

INFO UTILI

150 pag, 3 ore e mezza di lettura circa.

 

ORIGINI

John Atkinson Grimshaw –  The Lady of Shalott

Giro di Vite – Henry James – 1898 (isbn 9788854120440) Newton Compton editori