DAL TESTO
Dentro le parole immaginiamo la vera vicenda, e a tal fine ci sostituiamo ai personaggi fingendoci capaci di comprenderli perché comprendiamo noi stessi, forse, e talora cogliamo anche un barlume della nostra identità, ma alla fine non siamo mai sicuri, e col passare delle nostre vite diventiamo sempre più opachi al nostro sguardo, più consci della nostra disorganicità. Nessuno può confidare in un altro – per il semplice motivo che nessuno può accedere a se stesso.
DUE PAROLE
L’ultimo libro della trilogia conclude i vari processi di sostituzione dell’io. Il protagonista del romanzo si trova di fronte alla scomparsa del suo amico Fanshawe, del quale prenderà l’intera esistenza. Nel tentativo di redarne la biografia (si scoprirà che Fanshawe era un eccellente pensatore e la sua opera letteraria verrà riconosciuto da pubblico e critica) il protagonista entra lentamente nella sua vita. Prima sposando la moglie, poi prendendosi in carico il figlio, proseguendo con la cura e la stesura delle sue opere stesse, fino al freudiano momento carnale con la madre, posseduta fisicamente in un momento di morbosa passione. Il processo di travaso di personalità avviene nella solita modalità anche nei precedenti scritti: dissoluzione fisica, svuotamento psicologico, incubazione del soggetto protagonista nel nuovo individuo, presa di coscienza, fallimento. Che significato possiamo dare a questa catena? Personalmente, come spesso accade, ho cercato di assegnare la risposta allo stesso autore. Nascosto nel libro terzo, riporto il trafiletto interessante, cardine di questa meravigliosa trilogia dell’incomprensione personale. “La conclusione, tuttavia, mi è chiara. Non l’ho dimenticata, ed è una fortuna che mi sia rimasta almeno quella. Tutta la storia si restringe al suo epilogo, e se ora quell’epilogo non l’avessi dentro di me, non avrei potuto iniziare questo libro. Lo stesso vale per i due che lo precedono, La città di vetro e Fantasmi. In sostanza, le tre storie sono una storia sola, ma ognuna rappresenta un diverso stadio della mia consapevolezza di essa. Non pretendo di aver risolto nessun problema. Voglio solo segnalare che venne un momento in cui guardare ciò che era successo cessò di spaventarmi. Se le parole seguirono, fu unicamente perché non avevo altra scelta che accettarle, addossarmele e andare dove mi portavano. È tanto tempo ormai che lotto per dire addio a qualcosa, ed è la lotta quello che veramente conta. La storia è non è nelle parole: è nella lotta.”
INFO UTILI
130 pag – 2 ore di lettura circa
ORIGINI
Mark Rothko – Blue and Grey – 1962
Paul Auster – La stanza chiusa – Trilogia di New York – Edizione SuperET (isbn: 9788806220716)